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Processo Smeco, le “latitanze” dei comuni

Maladepurazione alla sbarra: la difesa degli imputati nel processo Smeco punta il dito contro i comuni: impianti inefficienti, sottodimensionati e pagamenti in ritardo.


PAOLA – Processo Smeco: la gestione della depurazione e le latitanze degli enti.

Un brutto fardello i depuratori costruiti negli Anni ’80 e ’90. E così accade che durante l’ennesima udienza del maxi processo alla maladepurazione del Tirreno cosentino, i tecnici che avevano addossato responsabilità alla gestione adesso la giustifichino. Ad oggi gli impianti sono vecchi ed obsoleti e senza ammodernamenti non rispondono alle esigenze. Messi alle strette dai difensori degli imputati nel maxi processo sulla depurazione del Tirreno cosentino, gli avvocati Nicola Mazzacuva, Sabrina Mannarino e Gianfranco Parenti, non hanno potuto che confermare le carenze strutturali degli impianti, sottodimensionati nonostante le necessità di garantire una depurazione efficiente.

E non solo. Sono mancati negli anni di gestione Smeco interventi di ammodernamento. I responsabili degli uffici tecnici comunali, tra cui l’ingegnere Antonio Vigliotti per Paola, non hanno potuto smentire i dati di fatto. Senza dimenticare che la Smeco non veniva pagata. E nonostante tutto doveva garantire l’efficienza del sistema depurativo. Impianti realizzati per un determinato numero di abitanti che con l’aumentare della popolazione nel periodo estivo puntualmente “scoppiavano”.

Le due facce della medaglia di impianti che continuano ad oggi a fare “acqua” da tutte le parti. Per il depuratore cittadino di Paola c’è un progetto di potenziamento ma non è stato finanziato. Troppo pochi 150mila euro per il suo “riefficientamento” per garantirne una obiettiva efficienza. E così dopo Smeco è toccata a Lao Pools (due procedimenti aperti nei confronti del gestore, ndr).

Ad oggi dopo il maxi processo in corso ci sono tanti altri procedimenti nei confronti delle nuove ditte. È venuto a galla anche che i fondi regionali destinati alla depurazione per la riqualificazione degli impianti non sarebbero stati utilizzati nella maniera appropriata (a Falconara Albanese).

Il maxi processo sulla depurazione nell’ultima udienza a Paola ha visto sul banco dei testimoni non solo i responsabili degli Utc di Cetraro e Paola, ma anche un consulente tecnico per il comune di Verbicaro e il sindaco dello stesso centro. È emerso ad esempio che esistono pozzetti fuori dall’area di depurazione risalenti agli Anni ’70 mai eliminati. Le difese degli imputati hanno infine spiegato che c’è anche responsabilità dei comuni nell’aver consegnato gli impianti in condizioni vetuste.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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