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Tela del ragno, come i killer evitavano le intercettazioni

Dai verbali delle dichiarazioni dei pentiti. Le rilevazioni di Bruzzese, sui retroscena degli omicidi di Tela del ragno in dibattimento a Cosenza.


PAOLA – Schede e telefonini puliti per ogni azione delittuosa. Mentre le vecchie sim rimanevano ugualmente agganciate per non creare sospetti, boss e gregari pianificavano e organizzavano colpi e omicidi senza essere intercettati.

E’ quanto è emerso dalle rivelazioni di alcuni dei pentiti nell’ambito dell’inchiesta Tela del ragno il cui processo ora vive il troncone cosentino, dedicato agli omicidi.

Forniture “particolari” per la ndrangheta. “Era Miceli che comunque si occupava di queste cose”. Parole di Daniele Lamanna nelle “confidenze” rilasciate al pm titolare dell’inchiesta, Eugenio Facciolla. Nonostante la ndrangheta da tempo era spiata dalle forze dell’ordine riusciva così a studiare i dettagli senza essere scoperta.

È accaduto per l’omicidio di Luciano Martello ucciso a Fuscaldo all’uscita di una pizzeria davanti la moglie e i due figlioletti, così come in occasione di un altro morto ammazzato sullo Ionio (Marincolo).

Una “notizia” quella che si doveva ammazzare Luciano Martello che sapevano in pochi. Si doveva mantenere il segreto. E nel frattempo Martello da tempo veniva seguito con un gioco di specchietti dove a un’auto se ne sostituiva un’altra nel giro di pochi chilometri.

Schede e telefoni utilizzati momentaneamente che poi – spiega Lamanna – venivano eliminati: “Fatta l’azione venivano buttati”. Ma perché i Bruni con i loro affiliati partecipavano alle “imprese” dei Serpa? “C’era la promessa anche di eventuali pianificazioni a livello economico con Nella Serpa. Se un’estorsione avveniva su Paola teoricamente i soldi dovevano andare anche a Cosenza”.

Ma la malavita non agiva soltanto sull’asse Paola-Cosenza. I De Rosa come rileva il collaboratore di giustizia Daniele Lamanna “lavoravano” anche nella capitale. “Con Adolfo Foggetti andai a Roma per un ipotetico allaccio per il rifornimento di sostanze stupefacenti”. Lamanna comunque riferisce dell’amicizia non soltanto con i Serpa ma anche con Besaldo.

Altri particolari interessanti li fornisce il pentito Franco Bruzzese per le rapine effettuate a Paola e Fuscaldo ai danni di gioiellerie. “Hanno accusato ingiustamente mia moglie. Dalle registrazioni si vede chiaro che sono altre persone”. E fa nomi e cognomi. Che sia a un punto di svolta anche per la risoluzione di quelle vicende legate ai tanti furti sul Tirreno cosentino?

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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