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Cetraro, satanismo: cosa c’è sotto?

Approfondimento sulle recenti segnalazioni di casi di presunto satanismo a Cetraro. Si scopre un territorio storicamente popolato da sette oscure.


CETRARO – Sette sataniche e riti notturni a Cetraro, cosa c’è sotto?

Paura e apprensione crescono. La gente resta in casa, evitando di uscire al calar delle tenebre. La preoccupazione è che si diffonda una psicosi collettiva. Il sindaco di Cetraro frena. Angelo Aita è dell’avviso che sia necessario “fare piena luce sulla vicenda”. E per tal motivo si sente di rassicurare i suoi concittadini. “Aspettiamo – ci riferisce – di avere un quadro completo”.

Le voci si rincorrono. La notizia di un gruppo di uomini riuniti nei vicoli del centro storico per un non ben precisato rito affonda anche le sue radici nelle credenze relative al monte Serra di Cetraro. In cima all’altura sorge un santuario, inizialmente della Madonna della neve, poi successivamente intitolato alla Vergine Maria del Monte Serra, per devozione popolare. É stato edificato nel XIX secolo, per volontà di un credente della zona. La vetta sovrasta l’abitato di Cetraro di cui è parte territoriale integrante.

Come già raccontato da queste pagine, sul Serra si rintracciano le poche tracce della presenza di sette sataniche a Cetraro. Negli Anni ’70 e ’80, secondo il racconto di alcuni, questi gruppi oscuri si riunivano proprio sul monte.

Nel centro storico di Cetraro, si è da poco insediato don Francesco che dei fatti accaduti sa poco per non averli vissuti quando si sono verificati. “Ci sono indagini in corso” afferma soltanto.

In merito alle investigazione c’è attenzione e prudenza. I carabinieri continuano a mantenere alta l’attenzione.

Il Tirreno cosentino fino a pochi anni fa evidenziava una particolare concentrazione di gruppi d’ispirazione satanista. Non è un caso che nel corso degli anni sono avvenuti furti sacrileghi in diversi comuni.

Un caso eclatante è accaduto nel 1988 a San Pietro in Amantea. Anche se qui il satanismo c’entra poco. Si è trattato, come spiega l’esperto Sergio Caruso, di un culto settario ispirato al cristianesimo.

All’epoca fu ucciso Pietro Latella, piemontese di 27 anni, con dodici colpi di arma da fuoco. Il suo cadavere fu ritrovato, incaprettato, nello sgabuzzino con la porta saldata di una masseria. In seguito Lorenzo Tommasicchio, un venditore ambulante, mentre si trovava ricoverato all’Annunziata di Cosenza con una ferita sul volto, decise di raccontare ai poliziotti della comunità operante a San Pietro in Amantea. Li avvertì che si sarebbero consumati dei delitti. Le forze dell’ordine si recarono in contrada Moschicella dove, all’ingresso della famigerata masseria, trovarono un gatto sventrato e in un grande salone, all’interno, circa trenta persone riunite attorno a un tavolo coperto da una tovaglia bianca e sulla quale spiccavano un quadro della Madonna e una foto incorniciata di Antonio Naccarato, il “santone” del “gruppo del Rosario” morto nel 1983.
L’uccisione di Latella, si ipotizzò, fu decisa e portata a termine come rito propiziatorio per la risurrezione di Antonio Naccarato.

“Nel nostro territorio – evidenzia l’esperto Sergio Caruso – ci sono movimenti spirituali che applicano il plagio mentale ed approfittano della fragilità degli adepti per estorcere loro denaro. La forza delle sette sta nella manipolazione mentale allo scopo di trarne potere economico. Chi si affilia a questi gruppi lo fa perché in essi trovano conforto, identificazione e un ruolo. E per tenerli nelle loro mani, il guru o i gregari più stretti, applicano il cosiddetto brain washing, il lavaggio del cervello. Quando ciò avviene, la vittima diviene un burattino legato a un filo e privo della sua capacità decisionale”.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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