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Migranti in hotel, se la speranza fa a botte con l’intolleranza

EDITORIALE ||| Tra le donne, gli uomini e i bambini ospitati in un hotel di Scalea si trovano occhi colmi di speranza anche se sono solo un numero. Tutt’intorno, invece, tanta intolleranza.


SCALEA – Negli occhi di quei due bambini c’è comunque tanta gioia.

Forse l’ingenuità, l’essere inconsapevole proprio della loro età o magari la capacità che solo un bambino ha di vivere come gioco anche una triste realtà. Occhi a cui fanno da contrasto gli sguardi dei loro genitori, di tutte quelle donne e uomini stanchi, spaventati, pieni di paura e speranza. La speranza di ogni immigrato alla ricerca di un futuro migliore.

Le ottantasette persone accolte oggi a Scalea sono ancora solo un numero. Hanno un nome, ma il cartellino appeso sulle loro maglie riporta solo un numero. Tutti molto giovani, l’età media non supera i 40 anni, tra loro una donna incinta e due bambini meravigliosi. Non parlano la nostra lingua, si esprimono a gesti masticando un po’ di inglese. Eppure la comunicazione riesce. Ci dicono di essere contenti per come sono stati accolti e di aver gradito il pranzo (riso al sugo, mozzarella, pane e frutta, ndr). E poi un’infinità di domande.

Prima tra tutte “Dove siamo”? “Come si chiama questo posto”? “Quanto tempo staremo qui”? Con l’aiuto di Goolge Maps abbiamo mostrato loro la cartina della Calabria, spiegandogli di essere a Scalea, in provincia di Cosenza. “Ah, sul mare!” ci hanno risposto. Sul tempo di permanenza non ci sono ancora certezze. Potrebbe essere una sistemazione urgente e temporanea di un paio di giorni prima di essere trasferiti in altri centri di accoglienza sparsi nel Nord Italia, oppure durare più a lungo.

Con educazione ci hanno chiesto qualche sigaretta e la possibilità di usare il nostro telefono per rintracciare alcuni parenti già in Italia. In cambio ci hanno regalato tanti sorrisi e strette di mano.

La struttura che li ospita, insieme al tour operator lucano che ha organizzato il trasferimento da Reggio Calabria a Scalea, ha preparato un’ottima accoglienza. Al loro arrivo, questa mattina, sono state distribuite bottiglie di acqua, latte, succhi di frutta e brioche, donate anche da un vicino supermercato. Dopo il pranzo, sono state messe a disposizione le camere dell’hotel. A tutti è stato consegnato un kit con sapone, spazzolino, dentifricio e carta igienica.

Nel tardo pomeriggio sono stati anche distribuiti gli indumenti donati da don Antonio Niger, parroco della vicina chiesa della Santissima Trinità.

La loro presenza ovviamente è stata subito notata dai residenti del Pantano, zona di Scalea dove ha sede l’albergo. E, per dovere di cronaca, dobbiamo dire che non tutti hanno gradito. In molti hanno mostrato tutta la loro diffidenza e paura. Alla vista dei carabinieri, alcuni residenti si sono avvicinati per avere spiegazioni ed esternare la loro contrarietà. Sui social impazzano i commenti negativi …. “era meglio ospitare i terremotati di Amatrice”, “siamo alla frutta”, “vergogna”.

Per i proprietari dell’hotel si tratta di una buona azione, nata dalla collaborazione con il tour operator che ha comunque ottenuto tutte le autorizzazioni e i permessi necessari rilasciati dalla prefettura. La situazione è costantemente tenuta sotto controllo. Domani saranno completate le attività di registrazione e i controlli di medici e psicologi.

Sulle targhette appese alle maglie potremo finalmente leggere il loro nome.

Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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