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Paola, in fiamme il portone di un pregiudicato

Nella notte in fiamme il portone di casa di Antonio Chianello, pregiudicato 33enne ritenuto contiguo ai clan. Episodio assimilabile ai contrasti tra clan per il controllo di Paola.


PAOLA – Inquietante avvertimento.

L’ingresso dell’abitazione di un pregiudicato e sorvegliato speciale è stato dato a fuoco nella notte a Paola.

Un incendio di natura chiaramente dolosa ha interessato il portone di casa di Antonio Chianello, 33 anni, a suo tempo indagato nell’ordinanza denominata Nuova famiglia. A suo carico diversi precedenti. Una testa calda. Una nuova guerra di ‘ndrangheta tra le consorterie criminali locali? È forse ancora presto per dirlo.

A pochi passi da rione Cancello, la zona calda degli Anni ’80 – ’90, teatro di una guerra di mafia senza precedenti, in vico degli Svevi a due isolati dal Castello, le fiamme alte hanno distrutto l’entrata della casa di Chianello.

Sul posto si sono recati i carabinieri della locale stazione e i vigili del fuoco. E proprio i militari della compagnia di Paola agli ordini del comandante Antonio Villano adesso indagheranno sull’ennesima intimidazione.

Antonio Chianello è un uomo vicino ad Antonio Imbroinise. Quest’ultimo è stato condannato ad aprile dal Gup di Catanzaro a dieci anni di carcere nel procedimento relativo al clan Rango – Zingari. Lo stesso Imbronise è finito anche nell’operazione Doomsday 2 assieme ad altri due paolani, Gianluca Arlia e Luca Maddalena.

Il pentito Adolfo Foggetti, braccio destro di Bella-Bella (al secolo Luca Bruni, ndr), durante la sua reggenza a Paola utilizzava quale uomo di fiducia proprio Imbronise.

Tornando a Chianello, il suo nome è finito agli onori della cronaca anche per alcuni raid notturni contro i gestori di locali cittadini. Un gruppo, quello a cui apparteneva, definito anche “il branco” per la ferocia che contraddistingueva le loro azioni.

Le indagini sull’incendio sono tutt’ora in corso e al momento le ipotesi sono tante. La situazione è particolare. Dei fatti è stato informato anche il sostituto procuratore Maria Cerchiara. Non è nemmeno escluso che dopo l’ultima ordinanza che ha portato alla sbarra tre persone del clan Rango – Zingari si sia voluto dare un avvertimento a un soggetto che sarebbe vicino agli stessi.

Non è nemmeno escluso che i Serpa, o meglio quel che rimane della consorteria, vogliano riprendersi la città. Una città che dopo ordinanze ed arresti sembra essere senza un reggente. Riappropriarsi di questo lembo di terra per poter gestire al meglio le attività un tempo di appannaggio di una famiglia che contava nel panorama della ‘ndrangheta calabrese. E forse vuole ancora contare.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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