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Cetraro, maladepurazione: un indagato

Si tratta del titolare della ditta D’Ambrogio. È accusato di frode nell’esecuzione della gestione degli impianti di depurazione di Cetraro. Indagine della procura.


CETRARO – Fanghi spariti nel nulla.

Con l’accusa di frode nell’esecuzione della gestione degli impianti di depurazione di Cetraro è giunto un avviso di chiusura indagini a Teodoro D’Ambrogio, nelle qualità di titolare firmatario dell’omonima ditta. Le indagini sono state effettuate dall’ufficio ambiente della Procura della Repubblica di Paola e dalla capitaneria di porto di Cetraro su precisa delega del procuratore capo Bruno Giordano.

In poche parole, non è dato a sapere che fine abbia fatto un’enorme quantità di fanghi prodotti nell’impianto di Cetraro. Tonnellate e tonnellate non pervenute. Vediamo i fatti che sono stati accertati fino ad aprile scorso. Sarebbe stata omessa la gestione non provvedendo allo smaltimento, ai sensi di legge, dei fanghi (rifiuti speciali) derivanti dal ciclo della depurazione dell’impianto sito in località Sottocastello.

“In particolare – ritengono gli investigatori – si smaltivano nel periodo compreso fra il 27 giugno 2014 e il 19 maggio 2015 solamente 18 tonnellate circa mentre risultavano nel letto di essiccamento 80 metri cubi e circa 10 tonnellate del trattamento delle acque reflue urbane che il predetto impianto doveva produrre nel periodo verificato. All’appello mancherebbe sui 200 metri cubi stimati di produzione teorica circa 100 non smaltiti. In tal modo per effetto dell’inadempimento venivano a mancare le opere necessarie alla depurazione e il servizio risultava inidoneo rispetto alla sua finzione”.

Un impatto nocivo quindi anche sotto il profilo igienico-sanitario e ambientale. In poche parole secondo l’assunto accusatorio si smaltivano poche tonnellate a fronte di quelle di teorica produzione nel periodo in questione.

Stessa cosa accadeva negli impianti di località Santa Maria di Mare dove sono solo 10,16 le tonnellate smaltite a fronte di una produzione teorica di 150 tonnellate. In totale quindi tra le località Sottocastello e Santa Maria di Mare mancano all’appello la bellezza di 240 tonnellate di fanghi.

Sul Tirreno cosentino, addirittura, prima del 2012 mancava anche la tenuta dei cosiddetti formulari in determinate località. In certi impianti non sono infatti mai esistiti.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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