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Soldi del Santo, la testimonianza della moglie di Cedolia

Udienza rilevante a Paola nel processo sulla sparizione dei fondi nei conti correnti on line del Santuario di San Francesco di Paola. Nell’aula di tribunale la moglie del principale accusato, il promotore finanziario Massimiliano Cedolia, ha riferito sui movimenti di soldi da un conto all’altro.

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PAOLA – Il processo sulla truffa a danno dei frati minimi del Santuario di San Francesco di Paola continua a riservare colpi di scena.

Attendendo la testimonianza del principale imputato, Massimiliano Cedolia, che sarà sentito nella prossima udienza, le “difese” le prende la moglie.

Maria Rosaria Punzo, anche lei a processo, ribatte alle accuse. Quella di ieri è stata una delle udienze più rilevanti del processo a carico del promotore finanziario accusato assieme ad altre otto persone della truffa milionaria.

La Punzo ha risposto alle domande del pubblico ministero Anna Chiara Fasano, dei legali della difesa e della parte offesa che è il santuario. Si è soffermata in particolare sulla relazione della banca, depositata in atti, dove si evince che sul conto di Carmelina Preite (la zia di Cedolia, ndr) c’era una discreta disponibilità economica. Disponibilità di 900mila euro di cui 800mila provenienti dal santuario, mentre la parte restante (100 mila) di entrate personali.

“Quando ho ricevuto due bonifici – ha spiegato la Punzo – non mi sono affatto meravigliata, attesa la disponibilità economica della zia di mio marito”. Per la cronaca, i due bonifici sono stati ricevuti uno prima del matrimonio e l’altro dopo.

In aula, in precedenza, anche Francesco Vidiri che è il padre di Ofelia, anche lei imputata, che ha ripercorso una storia singolare. La crisi dell’azienda e la visita di due persone della curia di San Marco. In aula ha riferito: “Mi dicevano avrebbero fatto da garante presso qualche banca. Ma poi mi hanno fatto sapere non era più possibile”. Un prete di Diamante gli ha poi consigliato di andare a Paola: “Vai da questa persona che già ci ho parlato io…”. Vidiri chiarisce che “era padre Michele”.

Che succede poi al Santuario? “Ho raccontato a padre Michele cosa era successo, che avanzavo soldi dallo Stato. Di conseguenza gli ho detto di cosa avevo bisogno: di un importo intorno ai 250 e i 300mila euro”. Dopodiché Vidiri ha spiegato di aver fatto una richiesta scritta. E di aver ricevuto di tanto in tanto un bonifico. Successivamente, si è presentato Cedolia che ha spiegato di aver bisogno dei conti correnti dove effettuare gli altri bonifici. Giancarlo Muselli, chiamato a rispondere anche lui per un bonifico ricevuto, in aula ha detto che attendeva soldi da un ingegnere, suo congiunto. Lo stesso che poi si giustifica con l’imputato riferendo che i soldi inviati dalla chiesa ex convento provenivano “da suoi clienti”.

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About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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