Soldi del Santo, il presunto aiuto economico all’imprenditore in difficoltà

In aula prosegue il processo sulla sparizione di circa 2 milioni di euro dai conti correnti dell’ordine dei Minimi del Santuario di San Francesco di Paola. Ascoltato Francesco Vidiri della Mavi nautica, una ditta che avrebbe “beneficiato” di fondi provenienti dai frati con l’intermediazione di Massimiliano Cedolia.

PAOLA – L’intermediario, il rimessaggio di barche nell’area del “futuro” porto di Diamante e il Santuario di San Francesco di Paola.

È la storia della Mavi nautica Srl che si intreccia con quella del promotore finanziario Massimiliano Cedolia e di un sacerdote nel procedimento penale in corso in tribunale che vede imputate nove persone per la truffa ai Minimi. La racconta Francesco Vidiri in aula. E lo fa cercando di ripercorrere la storia della recessione e quella dell’arrivo improvviso di alcuni “benefattori”.

45 anni di attività e poi la crisi. C’è una concessione revocata nel 2006: “Addirittura avevano interdetto l’area del porto, lì dove noi potevamo lavorare”. L’intento era appunto di realizzare la struttura che comunque non vide per diverso tempo la luce. Per anni, tanto fumo e niente arrosto. Un progetto che inevitabilmente – come ha spiegato Vidiri in aula – ha fatto danni a tanta gente: “Per noi è stato un disastro. Eravamo partiti con il potenziamento del cantiere nautico. E abbiamo fatto investimenti”.

Poi la revoca che ha portato anche la moglie dell’imputato a salire sul tetto del comune minacciando il suicidio. Forse per tal motivo alcuni prelati si sono dati da fare per diventare “intermediari” per l’aiuto economico a imprenditori in difficoltà. Francesco Vidiri, in aula, ammette di essere stato aiutato economicamente dai preti del santuario. È stato il destinatario, lui e la sua famiglia, dell’intestazione di diversi bonifici.

Ed è anche interessante il dibattito con il pubblico ministero Anna Chiara Fasano.

PM: “Questi bonifici – ha chiesto – sono stati d’aiuto alla sua situazione finanziaria”?
Vidiri: “Sì, sì”.

PM: “Lei non ha avuto rapporti con i preti del santuario che le stavano facendo beneficenza”?
Vidiri: «No, mai».

PM: “E con il prete di Diamante”?
“Vidiri: “Sì, a don Leonardo ho detto io che avrebbero provveduto a darmi una mano anche perché nel frattempo avevamo venduto due appartamenti per non finire sul lastrico”.

Solo in un’occasione – asserisce l’imputato – incontra padre Michele per chiedere 300mila euro. Massimiliano Cedolia subentra dopo, quando ricopre per il santuario il ruolo di promotore e di “intermediario di beneficenza per i bisognosi” come lo chiama, forse ironicamente, il pubblico ministero Fasano.

Per la cronaca i soldi giunti alla Srl erano transitati – come ha ammesso l’altra imputata, Ofelia Vidiri (figlia di Francesco) – dal conto di Carmelina Preite, zia di Massimiliano Cedolia. Un caso?