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Valle dell’Oliva, in aula un ritratto del disastro ambientale

Rifiuti tossici interrati nella valle del fiume Oliva tra Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro. Nel corso del processo in Corte d’Assise a Cosenza ribaditi dati inquietanti circa l’inquinamento dell’area sulla quale, ad oggi, non si è ancora registrato nessun intervento di bonifica. 


AMANTEA – 162mila metri cubi di rifiuti interrati, sette aree interessate tra i comuni di Amantea, Serra d’Aiello e Aiello Calabro. Un costo per le prime operazioni di rimozione, come calcolato dall’Ispra (Ministero dell’Ambiente), che si aggira attorno ai 21milioni di euro.

Sono la fotografia del processo sulla valle dell’Oliva emersi in Corte d’Assise a Cosenza. Una fotografia che mette a nudo lo stato dei luoghi ad oggi mai interessati da un intervento, nonostante un’apposita ordinanza dell’ex sindaco di Amantea. Rifiuti seppelliti nei terreni. Rifiuti contaminati da metalli pensanti, da idrocarburi. Su queste aree è stata accertata la contaminazione delle acque sotterranee utilizzate dai contadini per irrigare i campi. Acque contaminate da metalli pesanti.

Secondo la Procura della Repubblica di Paola, relativamente alla località Foresta di Serra d’Aiello, i rifiuti contenevano valori di radioattività artificiale (riferita al Cesio) in superficie e profondità nettamente superiori ai limiti registrati che si possono collegare ad eventi come Chernobyl. Sempre in località Foresta è emerso un “sarcofago” in cemento, tra i 10 e i 12 metri di profondità, nel cui interno sono presenti concentrazioni elevatissime di mercurio e di altri metalli pesanti. Rifiuti altamente tossici.

L’accusa ha fatto inoltre presente che in tutte le aree interessate dell’interramento rifiuti è stata accertata la presenza di mezzi meccanici e personale della ditta di Cesare Coccimiglio, principale imputato per il quale il pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara ha chiesto la condanna a 16 anni e 6 mesi.

Ma c’è anche dell’altro. Dagli atti acquisiti dalla corte d’Assise di Cosenza risulta che in un documento dell’Ispra del 2013 le acque sotterranee del bacino del fiume Oliva, attesa la contaminazione, non sono utilizzabili ai fini potabili, agricoli e zootecnici. Un danno ambientale enorme.

Domani, lunedì 30 gennaio 2017, la Corte d’Assise di Cosenza dovrebbe mettere la parola fine a una pagina dolorosa e oscura per il territorio. Una pagina di veleni.

Da 24 anni l’area è oggetto di indagine. Come spiegano le memorie della procura già nel 1992 vengono accertati lavori abusivi di scavo e successivo livellamento in località Carbonara. Poi man mano viene interessata la valle dell’Oliva. La Cesare Coccimiglio Snc è stata aggiudicataria di lavori (dal 1998 al 1999) di somma urgenza sul fiume Oliva.

Scavi nell’area del fiume Oliva risalenti al 2012 (foto via: comitatodegrazia.org)
Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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