Morte del piccolo Carmine Ricco di Guardia Piemontese. Il PM di Paola, Anna Chiara Fasano, ha chiesto il rinvio a giudizio per le quattro persone indagate. Con condotte varie avrebbero causato il decesso del bambino di 8 anni feritosi con un vetro sotto casa sua.
GUARDIA PIEMONTESE – Carmine Ricco sarebbe morto a causa dell’inadeguatezza e del ritardo dei soccorsi.
È la tesi della Procura della Repubblica di Paola. Il PM Anna Chiara Fasano, che ha condotto le indagini, ha chiesto il processo per le quattro persone indagate. Si tratta del medico, dell’infermiere e dell’autista del 118 e della baby sitter del bambino.
Con condotte varie, avrebbero causato il decesso del piccolo Carmine Ricco, 8 anni, morto dissanguato a giugno dello scorso anno dopo aver sbattuto contro il portone di ingresso alla sua abitazione. Una grossa scheggia di vetro gli ha reciso l’arteria femorale.
Il pubblico ministero Anna Chiara Fasano, dopo aver vagliato le memorie difensive presentate dagli avvocati degli indagati, nei giorni scorsi ha emesso richiesta di rinvio a giudizio. Secondo l’assunto accusatorio i soccorsi sono stati poco tempestivi.
La procura tira in ballo anche la baby sitter, difesa dall’avvocato Antonietta Vattimo, per “non aver adottato un adeguato controllo del minore”.
Il bambino, secondo il pubblico ministero, doveva essere condotto al più vicino pronto soccorso. In particolare presso l’ospedale Iannelli di Cetraro in quanto dotato di Chirurgia generale e Rianimazione.
Viene imputata al medico del 118, difeso da Giuseppe Filice, l’assenza di un confronto con la centrale operativa del 118 con la quale era in contatto. Si decideva “in violazione dei protocolli vigenti di attendere ben 55 minuti sul luogo del sinistro e in pieno centro abitato del Comune di Guardia Piemontese l’intervento primario del personale dell’elisoccorso anziché procedere all’immediata ospedalizzazione del paziente con il più sicuro e corretto trasporto al nosocomio di Cetraro dove avrebbe ricevuto idoneo intervento di stabilizzazione delle condizioni cliniche”.
Sempre al medico la procura contesta inoltre di aver praticato in presenza di una ferita profonda un’inadeguata emostasi per comprimere l’arto attraverso un laccio “inidoneo e insufficiente anche per erroneo utilizzo al raggiungimento di un livello di compressione adeguato del focolaio emorragico”. Tutto questo è stato attestato dai medici dell’ospedale di Cosenza dove Carmine Ricco è stato poi condotto.
Lo stesso dicasi per l’infermiere del 118, difeso dall’avvocato Eugenkio Garritano, accusato di “imperizia assistenziale”, mentre l’autista del 118, difeso da Massimo Petrone, non avrebbe individuato una pista idonea per l’atterraggio dell’elisoccorso, la piazza adiacente la stazione ferroviaria, stante la presenza di tralicci. Poi il campo sportivo, scartato anche questo dall’elisoccorso, mentre il pilota del mezzo insisteva per una fase di atterraggio sul lungomare.
La famiglia del piccolo Carmine Ricco è rappresentata nel procedimento dall’avvocato Davide Rosselli.
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