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Blue Whale: un video contro il gioco della morte

“Non isolarti nei social, riprenditi la vita”. Contro Blue Whale il gioco della morte, dal Salernitano arriva un video di sensibilizzazione realizzato da Machina Srl e Artikolo3 (Italia’s got talent). “The Whale Lives”, la Balena Vive, vuole informare per scongiurare il diffondersi della macabra pratica.


Blue Whale: un video contro il gioco della morte

ATTUALITA’ – “Blue Whale? Non isolarti nei social, riprenditi la vita”.

È il messaggio lanciato da un video realizzato da Machina Srl e Artikolo3 su uno dei temi più scottanti degli ultimi periodi: la Blu Whale. Ovvero “la Balena Blu”, il gioco della morte diffusosi in Russia, Kazakhstan e Kyrgyzstan causando centinaia di morti tra gli adolescenti.

Dopo un servizio televisivo de Le Iene, trasmissione Mediaset, anche in Italia è salita l’attenzione verso la Blu Whale. Vale la pena ricordare di cosa si tratta. È un macabro gioco, estremo ed autolesionistico, diffuso nella rete attraverso i social. È rivolto agli adolescenti e gestito da persone che si fanno chiamare curatori.

Attraverso la messaggistica del social il giocatore riceve delle regole, 50 in tutto, o meglio dei compiti da svolgere. Uno al giorno. L’ultimo prevede il suicidio del player. Nella stragrande maggioranza dei casi ciò è avvenuto attraverso un salto nel vuoto, lanciandosi da un palazzo molto alto.

Tutta questa parte è ben semplificata nel video realizzato da Machina e Artikolo3 e dal titolo che non lascia spazio a fraintendimenti: “The Whale Lives”, la Balena Vive.

“Il gioco della Blu Whale – spiegano gli autori – è arrivato anche in Italia, ma se ne parla poco, troppo poco. Convinti che la sana informazione aiuti la conoscenza e scongiuri gesti estremi abbiamo deciso di offrire il nostro contributo, mettendoci la faccia ed un’idea. A nostro modo e con il linguaggio che più ci appartiene.

Gli attori, i clown, gli autori devono saper far sorridere, ma soprattutto stimolare emozioni e riflessioni. Ce lo hanno insegnato Chaplin, Totò, Macario, De Filippo, Troisi e tanti altri. Grazie a loro oggi è più semplice capire chi fa solo ridere. Nel nostro piccolo abbiamo provato a tendere una mano ai più fragili e a colmare un gap che talvolta risiede anche nelle famiglie apparentemente più serene. A noi piace pensare che la balena è più intelligente e scaltra del suo cacciatore e faccia sì dei salti, ma di gioia … in vita”.

La Blue Whale in Italia

Di recente si è iniziato a parlare di casi di Blue Whale anche in Italia. Sempre nel servizio de Le Iene è stato citato il caso di Livorno. Ovvero un 15enne che si è ucciso saltando da un grattacielo e che, si sospetta, lo avrebbe fatto per aver preso parte al gioco. Tuttavia la polizia postale italiana ha riferito che al momento non è stato verificato alcun collegamento.

Esisterebbero dei modi precisi per essere contattati dai curatori. Il più noto è l’utilizzo dell’hashtag #f57 in un post sui propri social. Postandolo i curatori contattano il player ed inizia la trafila dei 50 giorni.

Fortunatamente alcuni social come Instagram danno una mano. Al momento della pubblicazione di post di questo tipo si apre automaticamente un messaggio di avvertimento che mette in guardia e scoraggia sull’utilizzo di questo tipo di post.

Ma esisterebbero altri hashtag per chiedere di entrare nella Blue Whale. Vediamoli:

  • #f58: con riferimento a #f57 il gruppo di VKontakte (il Facebook russo, ndr) creato da Budeikin, unico accusato, fin ora, per i crimini legati alla Blue Whale.
  • #curatorfindme: una concreta richiesta al curatore di essere contattato (traduzione: curatore trovami).
  • #i_am_whale: sarebbe la regola numero 8 che prevede di scrivere questo hashtag nello status del social utilizzato come dimostrazione di obbedienza nei confronti degli amministratori.
  • #imingame: tradotto “Io sono nel gioco”.
  • #wakemeupat420: ovvero svegliami alle 4 e 20. È l’orario del mattino al quale i curatori indicherebbero ai players di svegliarsi per compiere alcuni gesti lesionistici, guardare video horror, ascoltare musica deprimente e altro. In particolare negli ultimi 20 giorni.

Sempre dai social si percepisce come si stiano diffondendo controiniziative sulla Blue Whale e come non manchino neanche sfottò e ironia per sdrammatizzare il tema.

Secondo l’autorevole Repubblica.it, pur chiarendo che è necessario mantenere alta l’attenzione sul fenomeno, ci sarebbero alcuni miti da sfatare.

Ad esempio sulla figura di Phillip Budeikin, russo di 21 anni, ritenuto uno degli amministratori e, al momento, unico incriminato per la Blue Whale. Lo studente di psicologia si sarebbe autoaccusato di aver istigato alcune adolescenti al suicidio, definendole “spazzatura biologica”, ma il processo è ancora in corso. E in Russia c’è chi sostiene che in realtà avesse altri scopi.

Inoltre esistono altri gruppi che istigherebbero al suicidio prendendo come simboli altri animali tra cui la farfalla.

Tuttavia, risulta che in Italia (fonte Ansa del 30 maggio 2017, ndr) la Blue Whale stia prendendo piede. 10 casi, fortunatamente ad uno stato iniziale o intermedio del gioco, sono stati segnalati nella provincia di Ancona. A dirlo il procuratore dei minori della Regione Marche, Giovanna Lebboroni.

Quindi bisogna tenere alta la guardia. In caso di segnalazioni bisogna immediatamente rivolgersi agli adulti o alle forze dell’ordine. In particolare alla polizia postale.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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