Dibattito partecipato con il procuratore Benito Melchionna che al Pisani ha spiegato perché i giovani si allontanano dalla vita reale. Il ruolo della famiglia e dei docenti. L’alternanza scuola-lavoro e la testimonianza di Maria Antonietta Ventura.
PAOLA – Bullismo, cyberbullismo e novità legislative.
Il “Pizzini-Pisani” di Paola ha aperto nei giorni scorsi agli esperti in materia. Lo ha fatto con una conferenza, organizzata sul tema dalla docente Rosanna Minniti, e rivolta alle quinte classi dei due istituti.
Ad ospitarla l’auditorium dell’Istituto Professionale di rione Colonne. In particolare essa è servita anche da indirizzo alle due prime classi rispettivamente del Pizzini e Pisani, che quest’anno parteciperanno all’iniziativa Ciak, promossa dal tribunale dei minori di Catanzaro.
Andiamo al dibattito al quale ha preso parte il procuratore emerito della Repubblica, Benito Melchionna. Diversi gli interventi dei ragazzi e dei docenti nonché della dirigente Miriam Curti.
Si è parlato di sicurezza in rete, cyberbullismo e bullismo, della nuova legge entrata in vigore in materia. Della scuola, del compito dei docenti e della sinergia che dovrebbe esservi con le famiglie. E poi di conoscenza, di trappole che possono nascere in rete con l’uso inconsapevole e discriminato del web.
È stata tratteggiata la storia di Carolina Picchio, 14enne alla quale è stata dedicata la legge del cyberbullismo.
Per garantire la tutela della dignità del minore vittima delle diverse forme di cyberbullismo, la normativa in esame prevede che “ciascun minore che abbia subìto atti di cyberbullismo può inoltrare al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet, previa conservazione dei dati originali”.
In termini più rigorosi, in caso di episodi di cyberbullismo, la scuola è chiamata a rispondere civilmente. Questo anche in virtù del rapporto organico del personale dipendente e in quanto l’istituto scolastico è in grado di prevedere che la diffusione tra i ragazzi di video telefonini lesivi dell’altrui reputazione può verificarsi in orario scolastico.
Il magistrato si è soffermato sul bullismo tradizionale e il cyberbullismo. Due fenomeni sotto la lente di ingrandimento di Melchionna che ha incentrato la discussione sugli atteggiamenti di rilievo etico e di costume derivanti da questi fenomeni.
“Figli della cibernetica, della rivoluzione digitale e della quarta rivoluzione manifatturiera”.
Così Melchiona definisce i giovani di oggi che “consumano un circuito di passioni tristi piegati per ore e ore sulle applicazioni telematiche. In tal modo essi sostituiscono la parola con messaggini e whatsapp usati sia in classe sia per comunicare persino in casa”.
In pratica, si allontanano e si distraggono dalla conoscenza e dalla relazione fino a smarrirsi navigando nella “realtà aumentata” del mondo virtuale. Ma c’è anche il fattore famiglia.
“Ben pochi tuttavia si preoccupano di rimproverare e men che meno di punire i ragazzi quando sbagliano, omettendo così di stimolare la loro sensibilità critica verso le domande di fondo ed educarli a cogliere, con impegno, la dimensione qualitativa e ciò che vale veramente nella vita”.
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