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Operazione Matassa, tutti i dettagli della maxitruffa allo Stato

Luce sull’associazione a delinquere con base a Praia a Mare e ramificazioni in tutta Italia accusata di truffa allo Stato. Il ruolo centrale degli imprenditori Ruggerini e quello dei “prestanome”. Scena muta nel corso dei primi interrogatori degli indagati.


PRAIA A MARE – Si schiarisce il quadro della maxitruffa ai danni dello Stato scoperta con l’operazione Matassa.

Su di essa è stato istituito un procedimento dal capo dei PM della procura di Paola Pierpaolo Bruni e dal sostituto Valeria Teresa Grieco.

14 arrestati, di cui due ai domiciliari, tra persone ed imprenditori legate per la loro attività a Praia a Mare ma con ramificazioni in tutta Italia.

Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere per reati fiscali e truffa ai danni dello Stato.

Nel vortice sono finiti anche i famosi parchi acquatici Aqua Fans di Praia a Mare e Acquapark di Torremezzo di Falconara, sequestrati insieme ad altre 22 società.

Per esse, le fiamme gialle hanno rilevato “evidenti discrasie dei dati inerenti acquisti e vendite, desunti dalle dichiarazioni annuali Iva, con quelli delle uscite e delle entrate desunte dalle indagini finanziarie, che evidenzia la inconciliabilità delle stesse”. Dette società in effetti avevano saldi dei conto correnti vicini allo zero.

Operazione Matassa: primi interrogatori

Ieri mattina, alla presenza del Gip di Paola Maria Grazia Elia, alcuni indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Si tratta di Giuseppe Bruzzese (difeso dagli avvocati Domenico De Rosa e Giuseppe Malvasi), Raffaele Mazzotti (difeso da De Rosa e Norina Scorza), Rosanna Ursino (difesa da Ilaria Macchione e Malvasi).

Curioso il caso di Rosanna Ursino, in un primo momento irreperibile. La donna è stata raggiunta dall’ordinanza di custodia cautelare domiciliare a Catanzaro dove sosteneva l’esame di Stato per diventare avvocato. I finanzieri hanno aspettato la fine della prova per poi portarla via.

Anche nella giornata di oggi proseguiranno gli interrogatori di garanzia in carcere o in tribunale, così come lunedì prossimo.

Operazione Matassa: i particolari dell’indagine

La finanza ha evidenziato “un ampio disegno criminoso posto in essere dagli indagati. Il fine – si legge nell’ordinanza del Gip – era la costituzione, amministrazione e gestione di un gruppo formato da 24 società riconducibili per rapporti di rappresentanza legale, di lavoro e partecipazioni sociali ai medesimi soggetti. Ovvero ai tredici indagati che figurano di volta in volta alternativamente quali amministratori, soci o legali rappresentanti dichiarando altresì in diversi casi la medesima sede legale”.

Un giro di affari stimato in 33milioni di euro. Enorme. Emerge dall’attività di indagine che “la costituzione, gestione, e amministrazione delle 24 società sia finalizzata, attraverso la rappresentazione in contabilità di costi gonfiati e fittizi, alla predisposizione solo cartolare e non quindi reale di rilevanti crediti Iva maturati attraverso operazioni apparenti tra le società riconducibili al gruppo”.

Il fine? Compensazioni erariali e contributi previdenziali che naturalmente sarebbero state indebitamente percepite.

Gli investigatori della guardia di finanza hanno incrociato le dichiarazioni Iva acquisite dalle banche dati con le analisi dei dati finanziari forniti dagli istituti di credito.

Ne è seguito l’accertamento. È stato appurato che il meccanismo delle illecite compensazioni veniva attuato tramite l’invio di modelli F24. Un procedimento illecito che è tutt’ora, secondo le indagini, stabilmente operativo.

I reati sono stati perpetrati fino a qualche mese fa. Per gli inquirenti i sequestri e le perquisizioni operati sono stati necessari per rafforzare il quadro investigativo e pertanto acquisire il corpo del reato.

Il ruolo centrale dei Ruggerini

È Maurizio Ruggerini il principale indagato dell’operazione Matassa

Sarebbe l’amministratore di fatto delle 24 società coinvolte nella truffa. È accusato dei reati di associazione a delinquere, frode fiscale e truffa all’Inps. In pratica risulterebbe “solo” dipendente di alcune di queste società. Per la procura è lui invece il vero amministratore.

L’imprenditore emiliano, residente a Castrolibero, sarebbe quindi a capo di un impero. A difenderlo è l’avvocato Domenico De Rosa del foro di Cosenza che rappresenta anche Agostino Francesco De Luca, Raffaele Mazzotti e Giuseppe Bruzzese.

Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere finisce anche Carlo Alberto Ruggerini, primogenito di Maurizio, residente in Emilia Romagna.

Persone distinte, dal fare gentile. Uomini d’affari. Sempre in viaggio tra la Calabria e il Nord Italia.

In carcere sono finiti anche dipendenti di alcune strutture di Praia a Mare, alcuni dei quali con funzioni di responsabilità. Come Alessandro Albano che prestava la sua opera per Calapark, Aqua Fans, Gestione parchi, Publipark.

E poi Giuseppe Bruzzese in qualità di rappresentante pro tempore di Calapark Srl di Praia a Mare dal 2001.

Rosanna Ursino è finita invece ai domiciliari. Per 5 anni ha rappresentato la Calypso Srl e la Benessere Srl per poi svolgere lavoro da dipendente in diverse altre società.

Luca Pavani invece è indagato nelle qualità di socio e legale rappresentante di tre società e infine di dipendente.

Il meccanismo della truffa

Ma come funzionava la truffa?

Nel caso di Alda Mazzola ad esempio “gli amministratori di fatto e di diritto le procuravano un ingiusto profitto consistito nel precostituirsi un imponibile previdenziale attivo nell’arco di cinque anni dal 2012 al 2017 pari a 289mila 120 euro. Importo scaturente dalle suddette retribuzioni era quale base di calcolo per la pensione”.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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