All’aumento di prestazioni oncologiche per i pazienti corrisponde un maggiore sforzo del reparto dell’ospedale di Paola. L’équipe diretta da Gianfranco Filippelli si affida ai progetti innovativi di uno psicologo per sostenere i pazienti e i familiari nel ciclo terapeutico.
PAOLA – Quasi 25mila prestazioni all’anno. Circa 69 giornaliere. Numeri elevati per il reparto di Oncologia dell’Ospedale di Paola.
Numeri che testimoniano un’eccellenza sanitaria ma anche un’emergenza: quella della richiesta di cure per tumore. Un aumento progressivo anno dopo anno. Per giungere a quelli del 2017 che sono preoccupanti. In particolare a Paola un allarme era stato lanciato anche dalla Chiesa a riguardo della popolazione giovanile colpita.
Il reparto è impegnato non solo nelle cure, ma anche in quell’opera di sostegno a pazienti e familiari. Sono stati avviati anche progetti di ricerca per migliorare la qualità della vita di coloro che affrontano il calvario delle terapie. Tra questi la musica applicata come sostegno alle cure, la psicoterapia individuale e di gruppo, le tecniche a meditazione corporea (di rilassamento muscolare e respirazione profonda).
L’obiettivo è ridurre nel paziente la tensione emotiva e la percezione della sensazione dolorosa. Superare il trauma dopo la scoperta di una malattia non è mai facile. Se poi quella malattia si chiama cancro bisogna comprendere appieno le ripercussioni della stessa su pazienti e congiunti.
Oncologia all’ospedale di Paola
L’equipe dell’unità operativa di Oncologia di Paola, diretta dal dottor Gianfranco Filippelli, è un team e un equipe in continuo aggiornamento. Una squadra affiatata nel senso più completo della parola.
Ha da tempo messo a disposizione di coloro che sono in cura presso il reparto, in perfetta linea con quanto previsto dal commissario ad acta Scura e dai dettami dell’Aimo e del Sipo, un percorso accanto alla psicologa, Michela Loiacono, che si occupa nel particolare di migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei familiari. E non solo. L’attività si estende anche all’impianto dei cateteri venosi.
Tra l’altro è stata avviata e prevista la figura del caregiver ossia colui che si prende cura del malato dal punto di vista pratico aiutandolo nella gestione della malattia e nello svolgimento delle attività quotidiane. Il più delle volte è un familiare che va naturalmente istruito sulle attività quotidiane.
Un sostegno che sia anche e soprattutto emotivo. Un progetto questo che sarà presentato dalla dottoressa Loiacono il 15 febbraio in ospedale. Si è sentita l’esigenza di migliorare la qualità della vita dei pazienti che affrontano il ciclo chemioterapico.
Non solo cure, quindi, ma anche la necessità di renderli consapevoli delle reazioni psicosomatiche possono avere in questo percorso.
Nel 2017 sono stati 736 gli interventi psicologici e psicoterapeutici ambulatoriali e circa 2000 gli interventi di valutazione e assistenza nel corso della somministrazione di farmaci.