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Io, insegnante di sostegno: mi vergogno di questa scuola nel caos

Lo sfogo di una donna e madre di Praia a Mare. Teresa è in attesa come tanti di assegnazione nel “caos scuola” per le carenze di insegnanti di sostegno


PRAIA A MARE – Teresa prova vergogna.

E questa vergogna l’affida a una lettera. Uno sfogo verso un sistema che proprio non funziona, quello scolastico.

È di attualità in Italia in queste ore il caos scuola per la carenza di insegnanti di sostegno per gli alunni con disabilità certificata. In alcuni casi i bambini non frequentano la scuola a causa di questi disagi.

Teresa Marragony, di Praia a Mare, è una dei molti insegnanti di sostengo che, ad oggi, non hanno ancora avuto assegnazione. Inoltre, come previsto dalla legge, chiede di poter svolgere il proprio lavoro non distante dal luogo di residenza. Ha due figli a cui badare. Al disagio, dunque, si aggiunge disagio.

Difficoltà che, come sarà facile intuire, coinvolgono per primi e soprattutto i più deboli: i bambini.

Insegnante di sostegno: lo sfogo in una lettera

Questo è il testo integrale della lettera-sfogo scritta dall’insegnate praiese e affidata ai social network. Contatta, ha concesso a Infopinione la sua pubblicazione.

“E così, neanche stamattina mi trovo dove avrei dovuto essere: in cattedra. Nella scuola che ho chiesto mi fosse assegnata provvisoriamente per stare vicino ai miei figli e non a oltre 600 chilometri da casa. È un mio diritto, ma forse questo qualcuno non lo ha capito.

Un ‘ringraziamento’ per questa inaspettata ‘vacanza’ va all’Atp di Cosenza. Una volta veniva chiamato Provveditorato agli studi. I nomi cambiano, l’inefficienza resta sempre la stessa!

Questa volta la causa di questi inspiegabili ed assurdi ritardi é imputabile ad una fantomatica carenza di personale. Non sono evidentemente bastati tutti i docenti che il provveditore ha (illegittimamente) utilizzato.

Il problema è che per il timore di dover ritornare nelle loro opportune sedi, cioè le scuole, purtroppo non sono riusciti a lavorare bene. Sono tutti oberati di lavoro, quasi che tutti gli altri Atp d’Italia non abbiano nulla da fare e per questo riescono a completare entro i termini (31/08 sic!) il loro lavoro.

A Cosenza proprio no! Non ce la fanno!

E allora che ben vengano le assunzioni! Ma con un regolare concorso pubblico e non, come vorrebbe il nostro provveditore, con la stabilizzazione di questo personale che si è evidentemente rivelato inadeguato al ruolo.

In un qualsiasi altro Paese civile difronte ad un fallimento così plateale il dirigente si sarebbe dimesso.

Ma l’Italia è il Paese delle eccezioni: i sindacati tacciono, il ministro (forse) riflette… e la scuola e i nostri alunni restano in balia delle onde.

Siamo al 21 settembre e questo giochetto sta bloccando moltissime scuole d’Italia le quali si trovano senza insegnanti di sostegno e curriculari. Nella mia scuola di assegnazione dello scorso anno, per fare un esempio, mancano 7 insegnanti di sostegno su 8!

Finché si avranno le assegnazioni dei docenti alle classi passerà altro tempo. Poi ci saranno i tempi necessari per le osservazioni e per preparare i Pei. Solo tra un mese e mezzo, ad essere ottimisti, si potrà iniziare a lavorare proficuamente.

Questa è la considerazione degli alunni più fragili.

IO MI VERGOGNO!

Più di me dovrebbero vergognarsi quelli che sono sopra di me. Ma siamo in Italia, purtroppo”.

Teresa Marragony
Insegnante

Carenza insegnanti di sostegno: le principali vittime? I bambini

Abbiamo posto a Teresa Marragony alcune domande per approfondire la questione.

Di recente si è parlato di una sorta di allarme sulla preparazione degli insegnanti di sostegno nello svolgere il loro lavoro. Senza le dovute professionalità, si rischia di fare danni. Cose ne pensi?

“Non ho letto l’articolo. Certo fare l’insegnante di sostegno non è facile perché è necessario adattare la didattica ai problemi che ha il tuo alunno con disabilità. Io per abilitarmi al sostegno ho frequentato un corso di specializzazione. Su 600 candidati per la scuola secondaria di secondo grado solo 100 sono stati ammessi. Ma nonostante il corso devo ammettere che spesso è un lavoro difficile e non sempre si raggiungono risultati soddisfacenti”.

Hai scritto “a 600 chilometri di distanza”. Dove per l’esattezza? Oltre alla lontananza, quali problemi comporta per te?

“Sono di ruolo a Terni. In una bellissima scuola che purtroppo è troppo distante da casa. Soprattutto considerando che ho due bimbi. Il più piccolo di un anno e mezzo.

Il fatto è che non mi concedono il trasferimento e quindi ogni anno devo presentare domanda di assegnazione provvisoria che mi autorizza a lavorare in una sede vicina al luogo di residenza dei figli. Molti la chiedono per assistere un parente ammalato.

Il problema è che le assegnazioni sono annuali. Quindi ogni anno nn si sa cosa accadrà quello successivo. Se ti confermeranno o se dovrai cambiare scuola. Con il sostegno questo è problematico, perché per conoscere un alunno con disabilità è necessario passarci del tempo.

Se nn dovessero mandarmi nella stessa scuola dell’anno scorso dovrei ricominciare daccapo a ‘studiare’ l’alunno, per trovare le strategie più appropriate. Poi c’è un aspetto psicologico, perché non sempre l’alunno accetta la figura dell’insegnante di sostegno e conquistare la sua fiducia nn è sempre facile”.

Quindi questa situazione è un problema, se vogliamo, soprattutto per loro. Per gli alunni e per le loro famiglie…..

“Certo. È un problema soprattutto delle famiglie. I ragazzi più gravi non sanno a chi affidarli. Quindi tanti non vanno a scuola finché non c’è l’insegnante di sostegno”.

Cosa ti aspetti che accada da qui a qualche settimana?

“Sicuramente pubblicheranno le sedi a breve. Ieri hanno pubblicato una prima tranche. Ma queste operazioni, secondo quanto stabilito dal ministero, dovevano concludersi entro il 31 agosto. Ora arriveremo, presumo, alla prossima settimana. Le attività di avvio dell’anno scolastico sono iniziate il primo settembre.

Quella fase è importante, perché è organizzativa. I docenti di sostegno ad esempio studiano il fascicolo dell’alunno. Ora arriviamo tardi e tutto inizierà tardi. Ci vorrà un mese e mezzo per poter lavorare bene. Perché per fare i programmi per i ragazzi con disabilità è necessario fare degli incontri con le Asl, con i genitori, con i colleghi”.

Nutri speranze nel sistema?

“Difficile averne. Ma la speranza è che le cose cambino”.

Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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