In manette imprenditori e reclutatori. Lavoratori costretti anche a turni da 26 ore pagate 1,50 euro. Azienda agricola sequestrata.
AMANTEA – Sette persone tra imprenditori di Amantea e lavoratori stranieri sono stati arrestati per caporalato e una azienda agricola è stata sequestrata dalla polizia del commissariato di Paola.
Le misure cautelari degli arresti domiciliari sono state emesse dal Gip Maria Grazia Elia su richiesta della locale procura al termine dell’inchiesta “Uomini e caporali”.
Alcuni lavoratori del Bangladesh – è emerso – erano sfruttati dagli imprenditori italiani nel contesto dell’azienda agricola finita sotto sequestro.
In questo erano aiutati da alcuni lavoratori, connazionali degli sfruttati, che svolgevano il ruolo di reclutatori, o “caporali”, e dietro pagamento garantivano lavoro e alloggio. Secondo gli inquirenti, grazie a ciò, rivestivano un ruolo di privilegio nell’azienda.
Il quadro è iniziato a emergere quando alcuni alcuni dei lavoratori bangladesi hanno deciso di denunciare la condizione di sfruttamento.
Così, a fine aprile e in piena emergenza Covid-19, i poliziotti di Paola si sono appostati nel piazzale dell’azienda agricola e hanno notato e filmato alcuni extracomunitari inenti a lavorare senza mascherina di protezione.
Ecco cosa è poi emerso dalle indagini.
I lavoratori sfruttati, svolgevano turni di lavoro massacranti, a volte anche di 26 ore, e ricevevano una paga da miseria: 1,50 euro all’ora.
Il tutto sotto un regime di continue minacce e insulti e condizioni di vita pre e post lavoro disumane: i pasti erano consumati per terra a differenza degli italiani che potevano farlo su un tavolo.
Al termine del lavoro soggiornavano in un alloggio fatiscente, dalle mura ricoperte di muffe, con bagni mal funzionanti, senza riscaldamenti e letti sparsi un po’ ovunque. Sette persone vivevano ammassate in appena 70 metri quadrati.
Quanto ai diritti e alle tutele sul lavoro, alcuni di loro non hanno mai goduto di un riposo settimanale, di ferie o di permessi per malattia o aspettativa e gli straordinari non venivano pagati.
Lavoravano senza che le norme sulla sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro venissero rispettate, soprattutto con mancanza di dispositivi di protezione individuali e indumenti antinfortunistica.
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