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Guardia medica Tirreno cosentino: non puoi permetterti di star male

Guardia medica? Merce rara. Molte le segnalazioni di carenza da parte dei cittadini. La sanità pubblica locale: aspettiamo la Regione.


C’è un problema piuttosto evidente con il servizio di Guardia Medica nei comuni del Tirreno cosentino.

Sono molte le segnalazioni, alcune anche alla nostra redazione, di mancanza di presidio degli uffici dedicati ad esso nei comuni del territorio. Le modalità sono molto simili da caso a caso. Accade, ad esempio, che un proprio caro si senta male a sera. Il parente contatta la guardia medica o si reca direttamente dove dovrebbe trovarsi. Ma ad attendere questa richiesta di assistenza trova porte chiuse e telefoni che squillano a vuoto.

Da quanto ci risulta questo disservizio si registra in particolare in comuni come Santa Maria del Cedro, San Nicola Arcella, Diamante e altri.

Abbiamo raccolto informazioni per capire come inquadrare questo fenomeno, se come difficoltà momentanea del sistema sanitario locale o come vera e propria emergenza. Ecco cosa abbiamo capito.

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Guardia Medica: postazione sguarnita

Naturalmente (e purtroppo, ndr) ci troviamo nel secondo caso, come era facilmente immaginabile in un territorio in cui, da anni, la sanità è una chimera.

Interpellando il Distretto sanitario Tirreno dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza ci fanno capire che non è solo un problema di guardia media. C’è infatti una carenza di personale generalizzata nell’Asp.

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Di base, si registra un alto tasso di rifiuti a servire nelle postazioni sparpagliate sul territorio. In particolare, pare che siano quelle dei centri più popolosi le meno ambite rispetto a quelle dei piccoli centri, che hanno un carico di lavoro più basso.

Il management del Distretto ha tentato di ovviare alla girandola di rifiuti coinvolgendo i medici condotti. Una mossa quasi disperata, perché il rischio è che le postazioni vengano chiuse. Una possibilità nemmeno tanto remota che si sarebbe già concretizzata in altre aree della provincia.

Chiusa una postazione – ci è stato ancora spiegato – riaprirla è operazione ben più ardua del trovare un medico che la presidi. Da qui, dunque, il tentativo di coinvolgere i medici di base, con turni pensati mese per mese allo scopo di coprire le ore scoperte. Ma, anche qui, con non pochi problemi legati più che altro a indisponibilità dettate da molti fattori.

In ultima analisi, il distretto sanitario si sente con le mani legate e aspetta le mosse della politica, locale e soprattutto regionale, per risolvere il problema.

Una cosa è certa: se le cose così stanno è giusto che i cittadini sappiano, mentre pare che ci sia proprio un deficit di comunicazione dello status quo che alimenta le corse e le telefonate a vuoto verso le postazioni della guardia medica.

Come anche è giusto che ai contribuenti venga spiegata quella che, ad oggi, è l’unica vera alternativa: chiamare il 118, anche in casi non urgenti, per avere la possibilità quanto meno di parlare con un medico. Un dottore che possa guidare il cittadino abbandonato nella soluzione di un problema di salute suo o dei suoi cari.

Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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