MARATEA

Gasolio marino alle stelle, pescatori del Tirreno cosentino allo stremo

Rincari anche di 10 centesimi al litro per il gasolio marino defiscalizzato per pescherecci. “Lo Stato uccide chi porta il pescato locale in tavola”.


Il costo del gasolio marino sta raggiungendo picchi insopportabili rendendo antieconomica la pesca a determinati livelli.

È quanto sostengono alcuni pescatori calabresi e lucani i cui pescherecci sono attraccati usualmente al Porto di Maratea, in provincia di Potenza ma a servizio delle marinerie dell’Alto Tirreno cosentino. I piccoli imprenditori della pesca locale denunciano le condizioni proibitive nelle quali si trovano ormai ad operare.

“Abbiamo registrato oggi un aumento improvviso del gasolio marino defiscalizzato per pescherecci a quasi 1 euro al litro: un rincaro di circa 15 centesimi al litro – racconta una di loro, Francesco Tufo, capitano della Santa Maria della Grotta -. Questi costi hanno poi ripercussioni sul prezzo del pescato e di conseguenza generano lamentele da parte dei nostri clienti”.

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Da queste parti una giornata di lavoro consiste in una uscita in mare lunga 16 ore filate. In questo lasso di tempo un peschereccio comune consuma circa 300 litri di gasolio marino per un costo approssimativo di 300 euro che portano la settimana lavorativa, fatta solitamente di 4 uscite, a 1200 euro. Quasi 5 mila euro al mese per il carburante di un peschereccio, senza contare tutto il resto.

“Quasi conviene tenere le barche ferme, ma sarebbe la nostra fine. Così muore l’80% della pesca a strascico italiana, quella che porta il pesce locale sui banchi dei mercati”.

Secondo il capitano originario di Praia a Mare alla base di tutto ci sono scelte politiche sbagliate, con i recenti governi che hanno privilegiato l’esportazione dimenticandosi dei pescatori italiani. “È un sistema – spiega Tufo – che favorisce Grecia, Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, Senegal, Tunisia, Egitto, Malta. Il pesce importato ci ha letteralmente invaso, credo abbia ormai coperto il 60 percento della distribuzione, e il mercato è diventato carissimo.

Non sono certo – ha poi concluso Francesco Tufo – che tutto questo si sposi bene con gli obblighi di tracciabilità dei prodotti alimentari, ma di sicuro è una perdita per tutto il territorio se viene meno la possibilità di acquistare e consumare pesce locale“.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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