Eseguita a Tortora un’ordinanza di arresti domiciliari
Oliva coinvolto in una operazione su scala nazionale
DI MATTEO CAVA
TORTORA – E’ indicato come il personaggio di contatto con gli spacciatori di Secondigliano.
Agenti della Polizia di Stato del commissariato di Paola, diretto dal vice questore aggiunto, Mario Lanzaro, hanno eseguito a Tortora un’ordinanza di misura agli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Napoli.
A finire nella rete degli investigatori: Mario Oliva, 50 anni, originario di Aieta. Secondo l’accusa è responsabile, in concorso, della detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’operazione di ieri fa parte di quella più vasta condotta sul territorio nazionale che proprio ieri ha fatto registrare la consegna di ventuno ordinanze di custodia cautelare eseguite in
tutt’Italia dalle squadre mobili di Ferrara e Napoli e dalla polizia dei vari territori a conclusione di un’indagine che ha avuto inizio a Ferrara nel gennaio del 2004.
Nel corso delle intercettazioni è emersa, fra le altre, la figura di “Mario il calabrese”, successivamente identificato in Mario Oliva, di Aieta, imprenditore di 50 anni, che, secondo gli inquirenti, dirigeva i traffici illeciti dando degli appuntamenti direttamente a Secondigliano.
Le ordinanze di custodia cautelare di ieri, 2 in carcere, 14 ai domiciliari, 5 con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, rappresentano la conclusione dell’attività investigativa del cosiddetto secondo livello, quello che ha portato l’inchiesta direttamente a Napoli dove, in collaborazione con la squadra mobile campana, sono stati raccolti gravi elementi di prova a carico dei due più rilevanti capofila del gruppo criminale partenopeo: Gennaro Battista Di Giovanni, conosciuto nell’ambiente come “Genny” o “Battista”, 34 anni, e Sergio Merolla, 27 anni, entrambi pluripregiudicati e residenti il primo a Napoli e
il secondo a Marano, in provincia di Napoli.
Battista Di Giovanni, catturato a Ischia è il primo vero obiettivo degli uomini della questura di Ferrara, risulta colpito da 23 capi di imputazione tra i quali: l’aver ceduto ecstasy per il
valore di 22mila euro a Marano nel 2006; tentata estorsione, per essersi impossessato
sempre secondo l’accusa di un’autovettura per costringere un debitore a pagare la sostanza stupefacente, avvenuta a Napoli nello stesso anno; l’essere ritenuto il fornitore principale della migliaia di pasticche di ecstasy spacciate in Emilia Romagna fino al mese
di marzo del 2005, relativamente alla fase dell’operazione Roxy; e lo spaccio di altre sostanze stupefacenti (marijuana e hashish).
Sono due i filoni in cui si diramano gli sforzi investigativi. Il primo è terminato nel mese di marzo 2004 e ha portato all’emissione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere, tutte eseguite il 31 gennaio 2005. La seconda fase investigativa ha avuto inizio nel mese di ottobre 2004, con le intercettazioni disposte dalla Dda di Bologna fino al marzo 2005,
quando è stato disposto il trasferimento per competenza alla Dda di Napoli.
Tutto è iniziato nella notte di capodanno del 2004. All’uscita di una discoteca in Emilia, una Mercedes viene tamponata e ne segue una piccola rissa che vede protagonisti due napoletani. Interviene la polizia che durante i controlli trova due pastiglie di ecstasy. È la miccia che farà esplodere il caso.