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Marlane, Martino: "Chi ha sbagliato paghi"

Dubbi e conferme ma nessun atto intimidatorio
Interviene sul caso l’ex sindacalista Filtea – Cgil

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DI MARTINO CIANO


PRAIA A MARE – «E’ giusto che si facciano tutte le indagini necessarie per appurare le responsabilità, senza esimere nessuno dalle proprie colpe».

 

Così l’ex sindacalista Filtea – Cgil Francesco Martino commenta il polverone alzatosi sulle presunte morti bianche avvenute nell’ex stabilimento tessile di Praia a Mare.

 

Il Martino è stato operaio e sindacalista dal 1997 al 2005 e non nega “che la vicenda era conosciuta, sapevamo che in passato il reparto tintoria usava prodotti chimici e non naturali.

 

E’ vero però che buona parte di coloro che hanno lavorato nel reparto tintoria non hanno riscontrato problemi di salute come gli operai che hanno prestato servizio negli altri reparti. Presumo che questo sia stato causato dalle esalazioni e dalle polverine che si producevano per effetto dello sfregamento dei tessuti con i macchinari nelle altre fasi di lavorazione”.

 

Il Martino invece nega completamente tentativi intimidatori che vietassero di parlare della faccenda. “Nei miei otto anni di servizio non ho mai sentito parlare di intimidazioni, ma non posso essere sicuro del passato.

 

Sicuramente il caso non fu sollevato da studi specifici sui prodotti utilizzati o sui processi di lavorazione, ma perché negli anni si registrava un numero crescente di persone colpite da tumori o altre patologie impensabili per il tipo di vita che questi operai conducevano e quindi riconducibili solo alle proprie frequentazioni lavorative”.

 

Nonostante alcune manifestazioni fatte nel passato, accompagnate anche da qualche timido intervento giornalistico, alcuni hanno sempre lamentato un disinteressamento concreto della politica e dei sindacati sulla questione, quasi fosse affare per pochi. Perché?

 

Credo che da un certo punto di vista si sia voluto preservare anche l’intero complesso industriale.

 

Mettere in risalto determinate cose ha sicuramente aiutato la Marzotto a prendere le proprie decisioni, unendole a quelle di carattere economico. Indubbiamente la Marzotto sapeva, anche se non aveva responsabilità in merito perché tutto nacque quando non era ancora proprietaria”.

 

L’ex sindacalista, infatti, concorda che “la Marzotto aveva comunque provveduto a far rispettare le norme di sicurezza anche se qualche pecca rimaneva, ma nulla che potesse far pensare lontanamente alle stesse condizioni di lavoro avutesi nel passato.

 

Altro discorso lo faccio per quello che c’era nel sottosuolo. Per me l’azienda sapeva e aveva tutti i mezzi per bonificare l’area”.

 

Nell’ultimo periodo di vita dell’azienda, che coincide anche con le attività svolte dal Martino “l’allarme tornava man mano che si apprendevano le notizie di ex – operai che avevano intentato causa verso l’azienda. Nel frattempo chi lavorava operava in un ambiente pressoché a norma”.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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