Serie di attacchi ai politici nel corso dell’assemblea di giovedì
Il territorio è stufo: uccisa l’unica struttura sanitaria in regola
All’insieme delle motivazioni per le quali bisognerebbe opporsi ai provvedimenti disposti nel Piano di rientro dal deficit sanitario della Regione Calabria, ora viene anche avanzata la bontà strutturale dell’ospedale di Praia. Al contrario, come spiegano alcuni medici della struttura in riconversione, di quanto è invece necessario ai presidi di Cetraro e Paola che versano in condizioni imbarazzanti.
Gli ospedali San Francesco a Paola e Iannelli a Cetraro sono le due strutture indicate dalla riorganizzazione sanitaria come centro Spoke al quale devono essere indirizzati tutti i codici rossi dei comuni posti lungo la Riviera dei Cedri . Persino quelli che dall’Alto Tirreno cosentino devono percorrere circa 70 chilometri servendosi della malmessa Ss 18.
Negli ultimi tempi, tra i soggetti in campo per la difesa della struttura praiese, si è consolidata la convinzione che la scelta di penalizzare Praia a Mare sia stata presa a favore delle altre due strutture in questione. Cetraro e Paola, infatti, distano tra di loro pochi chilometri e il San Francesco, in particolare, si trova addirittura a brevissima distanza dall’ospedale Hub di Cosenza.
Considerazioni critiche emerse anche in occasione dell’assemblea popolare (foto) di giovedì 16 febbraio 2012, svoltasi nella sala consiliare del Comune di Praia a Mare ed organizzata dal Comitato civico in difesa dell’ospedale di Praia a Mare.
In sala, oltre a cittadini, associazioni e personale ospedaliero, anche i politici Mimmo Talarico, consigliere regionale, e Arturo Riccetti, assessore della Provincia di Cosenza. Con loro alcuni sindaci e amministratori comunali del territorio.
Nel corso della riunione, il sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, ha reso noto che unitamente al primo cittadino del Comune di Tortora, Pasquale Lamboglia, e con l’appoggio di altre municipalità del territorio, è stato deciso di ricorrere contro la sentenza del Tar che ha bocciato il ricorso,presentato dagli stessi, avverso gli atti della riconversione. Dunque, ora, la palla passa al Consiglio di Stato.
Ma ciò che ha maggiormente catturato l’attenzione dei numerosi cronisti presenti in sala è stata la chiara, oltre che rumorosa, avversione dei cittadini verso i diversi livelli della rappresentanza politica. Nel tritacarne dell’insoddisfazione pubblica sono finti, naturalmente, il governatore Scopelliti, ma anche alcuni consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, come Fausto Orsomarso e Gianluca Gallo.
Tirata d’orecchie anche per il sindaco di Diamante e consigliere provinciale, Ernesto Magorno, reo di aver organizzato alla stessa ora dell’assemblea popolare un incontro di sindaci del territorio per discutere delle condizioni della Ss 18. Lo spettro politico del territorio, insomma, ne è venuto fuori a pezzi.
Ai sindaci, inoltre, da più parti è stato chiesto un gesto forte: la consegna delle fasce tricolori al Prefetto. Dimissioni richieste anche per consiglieri ed assessori regionali e provinciali. Immediatamente, però, a giudicare dai mugugni, tra molti dei presenti in sala a tu per tu con primi cittadini altotirrenici e con i due rappresentanti di Regione e Provincia è apparso chiaro che si trattava di un invito che non sarebbe stato accolto.
Tra le altre proposte avanzate nel corso della discussione, quella di una protesta civica maggiormente incisiva, pur sempre nel rispetto delle regole democratiche, come suggerito dal consigliere Talarico; la riconsegna ai sindaci delle schede elettorali, come avanzato dai cittadini; l’occupazione del consiglio regionale e provinciale come suggerito dal consigliere di minoranza del Comune di Praia a Mare, Francesco Trimboli.
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