L’alfabeto della vita, I come Intuire

TORTORA – Con una buona dose di humor continuiamo il nostro cammino di ricerca della felicità, con l’atteggiamento di chi prosegue un percorso iniziato da tempo, ma affrontato con lo stesso entusiasmo dell’inizio e con la convinzione che la strada da percorrere è ancora tanta.


E per farlo bisogna andare sempre più in profondità, appunto intuire, parola che si sposa bene con il termine latino intus-leggere: leggere dentro.

Saint-Exupéry nel suo famoso romanzo Il piccolo principe ci consegna un enunciato davvero significativo: l’essenziale è invisibile agli occhi.

Quale essenziale? Non è questa la sede adatta per rispondere alla domanda. Ci lasciamo interpellare però da un altro interrogativo. Quali occhi non ci fanno vedere bene?

Sicuramente quegli occhi incapaci di guardare alle ragioni nascoste, al non detto, a quel mutismo che fa più rumore di molti comizi e che nasconde una sofferenza inespressa. Oppure quegli occhi che oltre a non capire l’invisibile dolore, sono incapaci di vedere l’invisibile bene.

È vero che la saggezza popolare ci ha insegnato che fa più rumore un albero che cade che non una foresta in crescita. I germi di bene presenti oggi nel mondo sono davvero tanti, ma non tutti si vedono.

Ci sono giovani che si spendono per il volontariato verso i bisognosi, i più poveri, i diversamente abili. Giovani che sono alla ricerca del proprio progetto di vita, che emigrano per specializzarsi e così riuscire ad esprime appieno i propri talenti, ma nessuno li vede.

Perché? Cosa ci impedisce di intus-leggere, di leggere dentro? È forse il caso di dire che vediamo solo cosa vogliono farci vedere? Molte volte la comunic-azione, crea davvero il fenomeno antico e sempre nuovo della legge delle pecore: una avanti e tutte le altre al seguito. Si, perché si comunica e, di conseguenza, si ha l’azione.

Io credo che tutti questi fenomeni di cecità indotta o voluta, sono coesistenti. Ciascuno poi nel proprio piccolo sa quale schieramento lo riguarda da vicino. Si dice che non c’è più sordo di chi non vuol sentire, ma vale anche questo detto: non c’è più cieco di chi non vuol vedere.

Dobbiamo allenare i sensi interiori per ri-occupare il posto perduto nel mondo. Non abbiamo bisogno di andare sulla luna, alla ricerca di nuovi mondi forse più confortevoli, ospitali, belli, ma di avere occhi nuovi, capaci di saper vedere nuovamente il mondo che già abbiamo. Non occorrono nuove strutture per vivere meglio, ma occorrono occhi capaci di scrutare in profondità il fuoco che ancora arde sotto le ceneri, cioè quel cuore ferito da molte cose ma che ancora ha il coraggio di gridare basta all’indifferenza.

Il Maestro di Nazareth ha sempre condannato l’attenzione all’esteriorità a discapito del cambiamento interiore. La cecità è dentro di noi, e si acuisce ogni qual volta si abbandona il senso critico, quando non si dà voce alla coscienza che ci spinge a denunciare il male e a favorire il bene. Ogni qual volta pensiamo che sia più facile e più redditizio compiere il male che non il bene. Questo rende sempre più oscuro il mondo, e rende sempre più difficile a chi sceglie di vedere la pratica del bene.

Non bisogna scoraggiarsi però, il buio non esiste. È solo assenza di luce. Come l’oscurità del cielo, basta un soffio di vento e il sole ritorna. Per resistere al buio però, bisogna avere la certezza che il sole c’è, bisogna intuire la sua presenza. Se non si parte così la battaglia è già persa.

Coraggio allora, guardiamo in profondità la vita, intuiamo le cose nascoste, e il mondo apparirà in tutto il suo splendore.

Auguri per un sereno Natale, che ci possa donare occhi nuovi per intuire tutto il buono che c’è.

Vostro

Don Fiorino.

Don Fiorino: “Coraggio, guardiamo in profondità la vita, intuiamo le cose nascoste, e il mondo apparirà in tutto il suo splendore. Buon Natale”.

Fiorino Imperio

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