PAOLA – Mancano medici, infermieri e Oss, medicina e chirurgia di questo passo rischiano la chiusura.
Una grave carenza quella che viene riscontrata nel presidio ospedaliero e che viene denunciata da Gianluigi Aloia della Uil Fpl. Situazione paradossale. A suo tempo era stato disposto il trasferimento a Paola del personale, ma nessuno ha varcato la porta del “San Francesco”. Il sindacato interviene e questa volta duramente sulle deficienze del nosocomio che creano problemi non soltanto al personale costretto a sorbirsi turni estenuanti ma anche e soprattutto ai pazienti. “L’Ospedale è al collasso. Si tratta di una carenza cronica e mai risolta”.
Soffrono le unità operative, soffrono i reparti. “A breve potremmo non poter garantire i livelli minimi assistenziali. La situazione non è di semplice emergenza. È da due anni che lo denunciamo – spiega Gianluigi Aloia -. Dopo la riorganizzazione dello spoke Paola-Cetraro, con la trasformazione a Capt del nosocomio di Praia a Mare e la chiusura dei due reparti su Cetraro (medicina e cardiologia) ci si aspettava un trasferimento naturale di risorse umane (infermieri e oss innanzitutto) per dar man forte ai già ridotti organici dei reparti del presidio ospedaliero di Paola”.
Aloia rileva inoltre che: “più volte abbiamo chiesto di aprire i termini anche se in piano di rientro per avvisi pubblici a tempo determinato”. Avvisi pubblici giunti con notevole ritardo, ma ancora oggi non c’è nulla di operativo. “Il rischio di chiusura – sentenzia Aloia – è prossimo se non arriverà il personale necessario. Si è costretti più volte che ci sia un infermiere per turno per venti o trenta pazienti dove la complessità assistenziale molto elevata ne prevede minimo due per turnazione”. Per sopperire alle mancanze che si fa? Si rinuncia ai riposi e alle ferie. “Già a giugno dello scorso anno abbiamo dichiarato lo stato di agitazione e ricevuto dinanzi al prefetto di Cosenza rassicurazioni dall’Asp di risolvere tale criticità. Ma ad oggi nulla si è mosso”.
Aloia e la Uil Fpl rilevano come siano pronti a intraprendere misure più drastiche di protesta: “Ne va della qualità del servizio sanitario. Un diritto sacrosanto che devono avere tutti i cittadini”. La cardiologia ad esempio avendo personale dimezzato è costretta a lavorare in un unico plesso con pazienti di cardiologia e Utic insieme. Non sta meglio la medicina, né tantomeno l’ortopedia e il pronto soccorso. Non dimentica il sindacato come ancora oggi c’è personale assunto con orario dimezzato (solo 18 ore) e né tantomeno che diverse persone sono rimaste fuori dai piani di stabilizzazione. Si chiede l’intervento del presidente della regione, Mario Oliveiro.