Buonvicino, accusati di spaccio di droga: assolti 15 anni dopo

PAOLA – Traffico internazionale di stupefacenti sul Tirreno cosentino, tutti assolti perché il fatto non sussiste.


Erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Scalea ma la Corte d’appello di Catanzaro non l’ha pensato nello stesso modo.

Angelo Martorelli (44 anni), Michelina Cauteruccio, Massimo Martorelli (tutti difesi dall’avvocato Alessandro Gaeta) e il 42enne Angelo Martorelli (assistito dall’avvocato Nicola Guerrera) erano stati accusati di importare, in concorso tra loro (nonché con il ceco Robert Hron) e in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, sostanze stupefacenti del tipo cocaina dalla Repubblica Federale Tedesca. La trasportavano e la detenevano nel territorio nazionale anche al fine di spaccio.

In particolare Angelo Martorelli senior secondo le accuse la acquistava in Germania, Hron Robert la trasportava, mentre Massimo Martorelli, Michelina Cauteruccio e Angelo Martorelli la detenevano anche a fine di spaccio.

In primo grado il tribunale di Scalea, aveva condannato nel 2010 Angelo Martorelli alla pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione; Michelina Cauteruccio, Massimo Martorelli e Angelo Martorelli alla pena di 4 anni di reclusione.

In merito l’avvocato Gaeta parla della “fine di un incubo, per una famiglia, che è durato 15 anni”. Il processo è stato particolarmente delicato, al punto che nel 2001, dopo una pronuncia negativa del tribunale del Riesame, cui la difesa si era rivolta per ottenere la revoca delle misure cautelari in corso, la Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su questione di legittimità.

Angelo Martorelli ed il fratello Massimo hanno patito lunghi ed estenuanti periodi di detenzione sia in carcere (Rebibbia e Paola) che agli arresti domiciliari. La sentenza di Catanzaro, con la formula assolutoria “perché il fatto non sussiste”, spiega Gaeta: “restituisce loro dopo 15 lunghissimi anni, piena dignità. Appena la sentenza diverrà irrevocabile, sarà proposto ricorso per chiedere ed ottenere il ristoro di tutti i danni patiti dagli imputati per l’ingiusta detenzione sofferta. Ciò, nella consapevolezza che, per chiunque, la privazione della libertà, anche per un solo giorno, non ha alcun prezzo”.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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