È così che Angelo Vanni, presidente dell’associazione Qua la zampa di Diamante, descrive l’Alto Tirreno cosentino in relazione al fenomeno del randagismo. Tanto da lanciare l’allarme.
I tre canili privati che operano sul territorio sarebbero insufficienti a fronteggiare un’emergenza della quale – secondo Vanni – è ora inutile rintracciare le responsabilità.
Quello che serve è agire per arginare il fenomeno.
“Regione Calabria e Asp – sostiene il presidente di Qua la zampa – devono convocare urgentemente una riunione con le associazioni animaliste e i volontari poiché, senza nulla togliere agli altri, sono i veri conoscitori del fenomeno. Poi bisogna provvedere alla sterilizzazione dei randagi, creare aree di stallo in ogni comune in cui trattenere provvisoriamente i meticci prima di trasferirli nei canili della zona per tentare di farli adottare. Ma servono anche controlli seri sui possessori di cani e sull’apposizione del microchip. È bene prepararsi a un periodo di difficile gestione con problemi quali la creazione di branchi o attraversamenti stradali improvvisi dei randagi”.
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