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Paola, se il primario blocca la migrazione dei camici bianchi

Massimo Candela, primario di Ortopedia all’ospedale di Paola si oppone al trasferimento di 3 medici del reparto a Castrovillari. Anche infermieri precari pronti a migrare.


PAOLA – Il primario “blocca” la migrazione dal San Francesco.

Almeno tre i medici ortopedici in procinto di trasferirsi a Castrovillari. Ma senza camici bianchi come funziona un reparto?

È quanto si sarà chiesto il direttore dell’unità ortopedica – chirurgica dell’ospedale di Paola, Massimo Candela, il quale, venuto a conoscenza della situazione, avrebbe informato l’Asp.

Si rischia di non poter assicurare i cosiddetti Livelli essenziali di assistenza. È per tali ragioni che Candela si è “opposto” a un atto che potrebbe spogliare il nosocomio. Sia ben chiaro che le manovre sono state poste in precedenza. Scelte poco felici dei vertici che hanno accelerato il processo di ridimensionamento. Ad oggi grazie anche all’impegno del dirigente dell’ospedale, Antonio Figlino, si sta cercando di arginare un fenomeno pericoloso.

E in effetti non è nemmeno tramontata l’ipotesi che molti infermieri precari del nosocomio di Paola dal 1° gennaio possano trovare posto in altri nosocomi in quanto sono in attesa nelle graduatorie dell’Asp.

Esaurite le “liste” di Catanzaro, si potrà attingere da quelle di Cosenza. A essere interessati sono i reparti o le unità operative di medicina, ortopedia, sala operatoria, pronto soccorso e diabetologia. In poche parole mezzo nosocomio.

Ed è con il nuovo anno che l’ospedale di Paola potrebbe trovarsi ad affrontare una vera e propria crisi. Ad oggi il personale garantisce con grande sacrificio i servizi di assistenza necessari. Ma servono come il pane nuovi innesti.

Nell’unità operativa di Anestesia, ad esempio, sono sempre tre le unità in organico. E non è dato sapere quando giungeranno i nuovi camici bianchi a suo tempo richiesti. Di questo passo siamo sempre punti e capo. Gli interventi non urgenti rischiano slittamenti con tutte le ripercussioni del caso anche per quanto riguarda i pazienti.

Le operazioni “spostate” ormai non fanno quasi più notizia. Il problema più grosso riguarda l’ospedale Hub di Cosenza dove sette sale operatorie sono sotto sequestro e sotto osservazione. Cosa accadrebbe se anche negli spoke si verificasse un blocco del sistema operatorio?

È l’intero sistema sanitario calabrese esposto oggi al collasso. Un sistema che non consente più tentennamenti di sorta. Ha bisogno di una politica che con coraggio si trovi a prendere posizione su determinate scelte. Non basta solo il ricorso al Tar voluto dal sindaco e deliberato dal consiglio comunale all’unanimità se non si registrano provvedimenti consequenziali.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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