Secondo stime Istat la popolazione residente della Calabria è in declino. Perché allora avere paura che gli immigrati del 2017 possano toglierci qualcosa? Perché non investire insieme a loro in vista di un futuro migliore per le nuove generazioni? Un ruolo delicato è affidato a cultura e politica. Sapranno raccogliere questa sfida?
“Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano” [Franco Battiato]
DIO NELLA CITTA’ – NUMERO 9, venerdì 10 marzo 2017 – Le nuove stime Istat sugli indicatori demografici 2016 raccontano di una Calabria in declino. Il nostro tasso di variazione della popolazione scende a -2,9, da una popolazione di 1.970.500 residenti a 1.964.900, con un tasso di fecondità pari a 1,29 contro la media nazionale di 1,34.
Allora, mettendo da parte i proclami e gli spot pubblicitari in vista dell’estate che arriva, occorre analizzare un dato importante: in Calabria il tasso di emigrazione dei residenti è maggiore rispetto a quello di immigrazione (che comunque raggiunge il 5,1!). Costituisce una situazione paradossale, che però ci permette di guardare attraverso uno spiraglio.
Gli immigrati che arrivano sulle nostre belle coste e che talora trattiamo da stranieri e persone sgradevoli, possono diventare la risorsa della nostra regione. Basti osservare il modello Riace! E soprattutto basterebbe avere uno sguardo più onesto e profondo sulla storia della nostra terra che non è costituita da un’unica etnia che si è stanziata originariamente (?) in Calabria ed ha assicurato la discendenza nei secoli futuri.
La Calabria è una terra ricca di immigrazioni ed emigrazioni, di fasi storiche che hanno visto felici convivenze ma anche aspre contese. La ricchezza dei monumenti e delle opere d’arte ancora ci parlano di questo mosaico culturale che ha attraversato la nostra regione. Perché allora avere paura che gli immigrati del 2017 possano toglierci qualcosa? Perché non investire insieme a loro in vista di un futuro migliore per le nuove generazioni?
Un ruolo speciale lo rivestono la cultura e la politica
La cultura può contribuire a far convivere le diverse etnie conservando la bellezza delle diversità nello spirito dell’impegno per la società. La politica invece assume un ruolo paradigmatico, perché dovrà essere l’impulso sempre vivo verso la costruzione di una civiltà veramente umana e solidale.
Una politica che smette di essere costruttrice di questi alti valori, diventa mera amministratrice di opere pubbliche (magari con denaro sporco! ndr), accattatrice di voti e consensi ma perde il motivo di esistere in una terra che ormai si è stancata di soprusi e inganni.