Riflessioni sulla stagione estiva 2017 in corso. Turismo e malaffare spesso vanno a braccetto. La droga resta un mercato fiorente per le cosche locali. A un anno da “Frontiera” prendiamo consapevolezza del turismo che desideriamo proporre.

DIO NELLA CITTA’ – NUMERO 12, mercoledì 10 luglio 2017 – Secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre, si amplia la forbice tra Nord e Sud.
Aumentato il gap di reddito pro capite dal 2007 ad oggi, si è aggravato il disagio sociale soprattutto nelle regioni del Meridione d’Italia. Se nel 2007 la percentuale di popolazione a rischio povertà nel Sud era al 42,7 percento, nel 2015 è salita al 46,4 percento. In pratica quasi un meridionale su due si trova in gravi difficoltà economiche.
Dati sicuramente allarmanti diventati pane quotidiano per chi ha scelto (o è costretto) a vivere e lavorare nel Mezzogiorno. Alle soglie della stagione estiva sembriamo dimenticarci di determinati problemi presi dalla massiccia ondata turistica: unica fonte di guadagno più cospicua, ma ricca di sfide e pericoli.
Estate 2017 in Calabria: i pericoli
Il turismo estivo infatti cela un’economia paradossale che pur di guadagnare tanto è disposta a sfruttare i giovani lavoratori e utilizzare mezzi illegali.
Mercato fiorente del turismo estivo nel Meridione è il traffico della droga. Alla luce dell’operazione Frontiera avvenuta ormai un anno fa, occorre prendere consapevolezza del turismo che desideriamo proporre e soprattutto della qualità di vita delle nostre e altrui vacanze.
Fare soldi spacciando droga oltre che peccato è anche un reato, che causa danni non solo a chi lo commette ma anche ai numerosi giovani, vittime di un falso divertimento. Anche nell’Alto Tirreno cosentino tra i locali giovanili e le discoteche, il traffico di sostanze stupefacenti è sempre stato legato alle cosche locali, che credevano di guadagnare di più distruggendo la vita delle persone.
Numerosi gli interrogativi su questa stagione estiva 2017: riusciremo a liberarci dei tentacoli della mafia dicendo no una volta per tutte allo spaccio della droga? Riusciremo a denunciare fenomeni di lavoro sottopagato a cui sono costretti numerosi giovani per sopravvivere? Riusciremo a promuovere un turismo di qualità in grado di valorizzare integralmente le ricchezze della nostra terra senza limitarci ad intasare le spiagge, il cui mare non risulta balneabile ovunque?
Un autentico processo di crescita umana e quindi politica prevede la risposta collettiva a queste domande senza fretta né ipocrisia. I processi richiedono tempo e soprattutto persone formate e competenti in grado di assumersi la responsabilità di una terra che rischia di rimanere orfana.
