Frontiera – 5 lustri: il processo al clan Muto di Cetraro. Il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti accusa la società di Giorgio Barbieri. Per volere del “Re del pesce” si era aggiudicata l’appalto di piazza Bilotti a Cosenza. Anche i clan cosentini si sono attenuti alle disposizioni.
PAOLA – Adolfo Foggetti, noto collaboratore di giustizia, lancia accuse nel processo unificato Frontiera – 5 lustri contro il clan Muto di Cetraro.
“La Barbieri era una società amica – ha detto in aula a Paola – e le estorsioni non erano permesse per volere dei Muto”.
In parole povere, la ndrangheta a Cosenza non doveva ostacolare Ciccio ‘o luong e coloro i quali godevano della sua protezione. I clan si sono anche riuniti, ha riferito Foggetti, per decidere cosa fare in relazione all’aggiudicazione di quell’appalto. Luigi Muto li aveva però in precedenza avvicinati per chiedere esplicitamente di non toccare i Barbieri.
Un eventuale danneggiamento, ha affermato il pentito, doveva essere condiviso da tutti. E Gatto, all’epoca il grado più alto di ndrangheta su Cosenza, spiegava al gruppo che non si poteva toccare l’impresa appaltatrice perché era amica dei cetraresi.
Ieri mattina, sotto la presidenza del giudice Alfredo Cosenza, al tribunale di Paola in composizione collegiale si è tenuta la terza udienza del processo Frontiera – cinque Lustri.
Dopo la testimonianza del collaboratore di giustizia, incalzato dal PM della Dda, Vincenzo Luberto, sono seguite le domande degli avvocati degli imputati che hanno cercato di fare luce su alcuni particolari a riguardo dei periodi in cui sia Foggetti che Muto erano in carcere.
Il processo proseguirà il 21 dicembre, in aula sarà la volta del pentito Montemurro.
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