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Appalti truccati per aviosuperficie Scalea e impianti Sila

Operazione Lande Desolate: politici e dirigenti regionali al servizio di Barbieri, imprenditore legato al clan Muto di Cetraro.


CATANZARO – L’aviosuperficie di Scalea e gli impianti sciistici di Lorica al centro dell’operazione antimafia Lande desolate.

OPERAZIONE LANDE DESOLATE: I NOMI DEGLI INDAGATI

L’attività investigativa – come spiegato dalla Dda – ha consentito di ricostruire e riscontrare documentalmente plurime violazioni e irregolarità nella gestione e conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica, nonché nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici.

Le indagini della Direzione distrettuale antimafia hanno fatto emergere il completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento dei lavori.

Ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti.

OPERAZIONE LANDE DESOLATE: OBBLIGO DI DIMORA PER OLIVERIO

Lande Desolate: il ruolo di Barbieri

Gli investigatori hanno definito “emblematica” la spregiudicatezza che ha caratterizzato l’agire di Giorgio Ottavio Barbieri.

L’imprenditore romano si sarebbe spinto fino al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari per ottenere atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, agevolando il pagamento di somme non spettanti.

“Ovvero – specificano gli investigatori – nel riconoscimento di opere complementari prive di requisiti previsti dal codice degli appalti, oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”.

Barbieri, a cui è stata anche addebitata l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, già coinvolto nell’operazione Frontiera e detenuto in carcere, avrebbe inoltre impegnato poche decine di migliaia di euro a fronte di diversi milioni di euro previsti dai bandi di gara.

“Circostanza – è precisato nella nota stampa –, ampiamente conosciuta e avvallata dai soggetti preposti al controllo e alla erogazione delle somme, nonché dalle figure politiche coinvolte“.

Il lavoro della Dda ha fatto luce su un diffuso sistema illecito che avrebbe compromesso, attraverso falsi, abusi e atti di corruzione, il corretto impiego delle risorse pubbliche, ostacolando lo sviluppo e la crescita del territorio e l’elevazione del livello dei servizi resi al cittadino.

Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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