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‘Ndrangheta dei Boschi della Sila: sequestro di 50 Mln di euro agli Spadafora

Monopolio ‘ndranghetistico del legname. Sequestrati beni alla famiglia considerata affiliata di spicco della cosca Farao-Marincola.

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La guardia di finanza di Cosenza ha sottoposto a sequestro un patrimonio di oltre 50 milioni di euro nei confronti di Luigi Spadafora (cl. 1951) e i figli Pasquale (cl. 1976), Rosario (cl. 1987) e Antonio (cl. 1983), di San Giovanni in Fiore, ritenuti affiliati di spicco della cosca Farao-Marincola della provincia di Crotone.

L’operazione si colloca nell’ambito di accertamenti economico-patrimoniali delegati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, Direzione distrettuale antimafia.

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“Come emerso nel processo conseguente all’indagine Stige della Dda di Catanzaro – si legge in un comunicato stampa -, la famiglia Spadafora governava in regime di monopolio ‘ndranghetistico l’offerta di legname e prodotti derivanti dai tagli boschivi operati nel territorio silano.

E lo faceva attraverso le imprese gestite: F.lli Spadafora Srl, Spadafora Legnami Srl, Famiglia Spadafora società semplice agricola e le altre imprese individuali a loro intestate

Facendo leva sull’appartenenza alla ‘ndrina di San Giovanni in Fiore e in virtù della forza intimidatoria che da ciò ne deriva – prosegue le nota -, costituivano un vero e proprio cartello di controllo mafioso dei boschi“.

Lo facevano “manipolando e indirizzando l’aggiudicazione delle gare d’appalto boschive con metodo mafioso, consistito, tra l’altro, nel porre in essere danneggiamenti alle ditte che non si allineavano alle direttive imposte dalla criminalità organizzata.

Inoltre – ancora gli investigatori -, proprio grazie alla gestione dei boschi della Sila, gli Spadafora erano stati utilizzati per garantire negli anni la latitanza di elementi di spicco della cosca Farao-Marincola a cui, di fatto, facevano capo”.

Per tali accuse, lo scorso febbraio, gli Spadafora sono stati condannati dal tribunale di Crotone a più di 60 anni di carcere.

Nello specifico il capo famiglia, Luigi Spadafora, attualmente agli arresti domiciliari, alla pena di 15 anni di reclusione, mentre i suoi tre figli, Pasquale, Rosario e Antonio, a oggi tutti detenuti in carcere, rispettivamente a 20, 14 e 14 anni di reclusione.

Su di loro grava anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ancora da scontare poiché detenuti.

“Il sequestro odierno – spiega la guardia di finanza – è stato possibile grazie al lavoro certosino svolto dai finanzieri del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza.

Questi, sotto la direzione della Dda di Catanzaro, hanno svolto accertamenti patrimoniali nei confronti degli appartenenti alla cosca condannati, nonché dei loro prossimi congiunti, esaminando e approfondendo le loro variazioni patrimoniali nell’arco temporale dal 2005 al 2017.

Il lavoro svolto ha evidenziato una continua e crescente sproporzione tra gli esigui redditi dichiarati negli anni dai soggetti interessati ed i loro rispettivi patrimoni immobiliari, mobiliari e finanziari, accumulati nel tempo.

Infatti, lo screening patrimoniale posto in essere dalle fiamme gialle cosentine sugli imprenditori affiliati alla cosca ha fatto emergere l’inadeguatezza dei ricavi e degli utili comunicati al fisco, rispetto ai beni e alle disponibilità economiche e patrimoniali accumulate progressivamente negli anni”.

L’esecuzione del provvedimento ha pertanto consentito il sequestro dei seguenti beni intestati o riconducibili ai quattro proposti:

  • 6 complessi aziendali, di cui 3 società, 2 ditte individuali, 1 azienda agricola e partecipazioni societarie.
  • 203 immobili tra terreni e fabbricati,
  • 60 automezzi, autovetture, autocarri, rimorchi e mezzi agricoli,
  • quote societarie e disponibilità finanziarie di varia natura, conti correnti bancari, titoli azionari, buoni fruttiferi, libretti di risparmio e assicurazioni.

Il tutto, come detto, per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di euro.

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