Attività di accertamento di natura ambientale a Castrocucco e nell’ex area industriale dopo i devastanti incendi di marzo scorso.

Un escavatore è stato posto sotto sequestro nell’ex area industriale Pamafi, a Castrocucco di Maratea.
I sigilli sono stati apposti alcuni giorni fa dalla polizia municipale della Perla del Tirreno, su ordine della Procura della Repubblica di Lagonegro. Da quanto appreso, tuttavia, si tratterebbe di un “nuovo” sequestro del mezzo da lavoro, appartenente a una ditta della zona operante nel taglio di alberi.
Anni fa, quell’escavatore si trovava infatti in sosta nell’area, dove era stato impiegato per il taglio di alcune piante nella zona circostante quando è stato seriamente danneggiato da un incendio di natura dolosa. In quella occasione le fiamme si erano poi propagate alla vegetazione circostante.
Il mezzo meccanico era stato quindi posto sotto sequestro per fini investigativi su mandato della Procura della Repubblica di Lagonegro. Un mese dopo, era stato dissequestrato e restituito alla ditta proprietaria. Da quel momento, però, i responsabili non avrebbero provveduto a rimuovere l’escavatore, nel frattempo diventato un rifiuto speciale non pericoloso da smaltire.
Il sequestro dell’escavatore costituirebbe un’attività svolta nell’ambito di accertamenti ambientali in corso a Castrocucco, dopo i devastanti incendi, anche questi molto probabilmente di natura dolosa, che hanno interessato l’ex area industriale Pamafi di Maratea a marzo scorso.
La storia dell’area in questione parte dagli Anni ’50 dello scorso secolo, quando diventa insediamento industriale per la produzione di prodotti agricoli, nelle imprese sviluppate a Maratea e dintorni dal conte Stefano Rivetti di Val Cervo, grazie anche a generosi contributi pubblici. Da decenni, ormai, gli impianti e le strutture realizzate sul suolo sono in stato di abbandono. Da un punto di vista burocratico si è in attesa che l’area torni nella disponibilità della Regione Basilicata.
