La Suprema Corte di Cassazione ha messo la parola fine sulla vicenda giudiziaria del presunto disastro ambientale a danno del fiume Noce come conseguenza delle attività dell’impianto di San Sago. Comune di Tortora condannato al pagamento delle spese processuali.
Inammissibile il ricorso del Comune di Tortora sull’ipotesi del disastro ambientale del depuratore di San Sago. Dopo oltre dieci anni, la Corte di Cassazione, prima sezione penale, ha messo la parola fine sulla vicenda che aveva visto coinvolti gli amministratori della società Ecologica 2008 Srl, difesi dall’avvocato Giuseppe Belvedere.
Un caso che risale al 2013, quando il Giudice per le indagini preliminari di Paola, su richiesta della locale Procura della Repubblica, aveva disposto il sequestro preventivo dell’impianto di depurazione delle acque, gestito dalla Ecologica 2008 Srl, per diverse ipotesi di reato. Tra queste anche quella di disastro ambientale.
Nello scorso mese di ottobre, con un atto del commissario Paolo Cagnoli, il Ministero dell’Ambiente ha altresì rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale per l’impianto di eliminazione dei rifiuti liquidi speciali e non di San Sago. Il sito si trova nel territorio di Tortora poco distante dal fiume Noce, al confine tra Basilicata e Calabria.
Nel giudizio di primo grado gli imputati, con sentenza emessa dal Tribunale Penale di Paola, Roberta Carotenuto, erano stati assolti perché il fatto non sussiste, ma il Comune di Tortora aveva presentato appello e poi successivamente ricorso per Cassazione avverso la successiva sentenza con la quale, nel febbraio 2023, la terza sezione penale della Corte di Appello di Catanzaro aveva confermato la precedente sentenza resa dal Tribunale di Paola.
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All’udienza del 16 novembre 2023, la Suprema Corte di Cassazione ha messo la parola fine sulla vicenda giudiziaria del presunto disastro ambientale a danno del fiume Noce, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dal Comune di Tortora che è stato condannato al pagamento delle spese processuali e della somma di 3 mila euro in favore della cassa delle ammende nonché a rifondere le spese di rappresentanza e difesa sostenute dagli imputati.