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Gabriele Randisi: “Io, neurodivergente, vi porto nel mio mondo fatto di cartoon”

Da Scalea a Roma: la storia di Gabriele Randisi, giovane autistico che ha trovato nell’animazione la strada per comunicare il suo talento. A tu per tu con mamma Doris. Le difficoltà a scuola, il trasferimento nella Capitale: tutto per assecondare il bisogno di autodeterminazione di un figlio speciale.

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L’arrivo di Wates Banice” è il suo secondo cartoon, ma per Gabriele Randisi, 20 anni di Scalea, è soltanto l’inizio di un percorso straordinario nel campo dell’animazione.

Gabriele è un ragazzo autistico con una forte passione per l’arte, manifestata fin da piccolo. Una passione così grande che lo ha aiutato a crescere con ideali ben precisi, il suo mito è Walt Disney, e sogni già realizzati.

Anche se ne custodisce ancora uno nel cassetto, per lui il più importante: aprire un giorno uno studio di animazione tutto suo. Per questo, finiti gli studi al liceo artistico di Cetraro, dove a giugno dello scorso anno ha ottenuto una certificazione differenziata, ha scelto di continuare su questa strada.

Da ottobre 2023, Gabriele si è trasferito a Roma dove frequenta l’Accademia di belle arti, ed è iscritto come studente uditore ai corsi di pittura, scultura e cromatologia. Accompagnato da una tutor, segue lezioni prevalentemente pratiche che gli consentono di approfondire e affinare le sue capacità artistiche.

Ma ciò che ha stravolto la vita di Gabriele è l’Atelier Ultrablu, il vero motivo per cui lui, suo fratello Mattia e la loro mamma, Doris Paternostro, si sono trasferiti a Roma.

Gabriele Randisi: ad Atelier Ultrablu ha trovato la sua strada

“A febbraio 2023 ho visto il sito di Ultrablu in internet – ha raccontato Doris alla nostra redazione – . Io e mio marito eravamo alla ricerca di una scuola, un’accademia, insomma un luogo adatto a nostro figlio, dove avrebbe potuto dar sfogo alla sua creatività. Avevamo bisogno di trovare un senso a tutto, continuavamo a ripeterci che anche Gabriele ha il diritto di autodeterminarsi.

Così, abbiamo deciso di provare e nello stesso mese siamo andati a Roma per conoscere l’Atelier Ultrablu. Gabriele quel giorno disse ‘Mamma, ma non è una scuola‘! Poi ci siamo ritornati a luglio per chiedere se poteva frequentare. Dopo 33 anni, mi sono licenziata dal mio lavoro a Scalea e lo scorso ottobre ci siamo trasferiti”.

L’Atelier Ultrablu, in pieno centro a Roma, a due passi dal Vaticano, è uno spazio creativo che rompe i tabù sulla neurodivergenza. Promuove attività artistiche e culturali generate dalla neurodiversità, intesa come risorsa naturale, relazionale e specifica dell’essere umano. Una struttura con spazi dedicati alle arti visive e performative, esposizioni ed eventi, una casa editrice, una libreria e un café, una fabbrica di nuovi linguaggi, di nuove possibilità di comprensione e condivisione del contemporaneo.

Un posto dove ognuno è libero di creare, progettare, sperimentare, scambiare impressioni. Un luogo dinamico e ispirante, frequentato quotidianamente da numerosi artisti provenienti da diverse discipline, che permette di dare libero sfogo all’estro creativo sia di persone che preferiscono l’arte più tradizionale sia quella digitale. Qui le persone neurodivergenti trovano spazio, dando vita a un ambiente vibrante di creatività e libertà espressiva, lontano da giudizi e pregiudizi.

L’arrivo di Wates Banice: i sogni si intrecciano con la vita quotidiana

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È qui che Gabriele ha ideato e prodotto il suo cartoon. “Nelle vivaci tonalità e negli scenari immaginifici creati – si legge nella recensione all’opera di Gabriele, diffusa dall’Atelier Ultrablu – scopriamo ben più di una semplice animazione. Ci imbattiamo in una storia di dedizione, passione e una prospettiva unica portata alla vita attraverso l’arte. Il talento di Gabriele sta sbocciando, in soli cinque mesi ha fatto passi da gigante nel padroneggiare le tecniche di animazione. La sua creazione, una storia di Wates Banice e del suo viaggio a Milano, è un’odissea attraverso sogni e realtà.

Vediamo Wates, suo fratello Megoz e il loro fedele cane Hakilik, navigare la scuola, esplorare la vivace città e attraversare regni capricciosi dei sogni dove castelli, spade e isole fantastiche li attendono. Il lavoro di Gabriele Randisi ci invita a testimoniare un mondo dove i sogni si intrecciano con la vita quotidiana e ogni fotogramma pulsa con l’autenticità della sua voce artistica”.

Da Scalea a Roma: tutto per assecondare i sogni di Gabriele

Gabriele Randisi
Gabriele Randisi

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Un successo condiviso da tutta la famiglia Randisi. Il trasferimento a Roma non è stata una scelta facile. “Ma restare fermi e inermi – ha aggiunto Doris – non era possibile. Gabriele è molto legato a Scalea, alla famiglia, alla sua casa. Mio marito non si è trasferito con noi, quindi viaggiamo tutti molto spesso per riunirci. Purtroppo non abbiamo trovato un posto simile in nessun altro luogo più vicino alla nostra Scalea. Facciamo tanti sacrifici, ma siamo convinti di aver fatto la scelta giusta perché Gabriele è felice. Lui vuole fare animazione e ad Ultrablu riesce a fare quello che desidera. Qui ha tutto il supporto che serve, ogni cosa che realizza è farina del suo sacco. E noi siamo soddisfatti e felici quanto lui”.

Gabriele ha una famiglia molto forte alle spalle. In particolare sua madre Doris si è sempre impegnata per aiutare il figlio e altri bambini autistici a vivere meglio le loro difficoltà. Lo ha fatto per molto tempo con l’associazione Dimmi A che ancora oggi opera sul Tirreno cosentino, battendosi anche per la tutela e il rispetto dei diritti dei bambini autistici, portando sul territorio neurologi e professionisti esperti di autismo. Non si è mai arresa, anche quando lo sconforto prendeva il sopravvento.

“Una caratteristica – ha sottolineato commossa Doris – che ho ereditato dal mio papà. Con un figlio autistico, il primo compito dei genitori è cogliere ciò che loro riescono a fare e individuare le loro inclinazioni. Da piccolissimo Gabriele ha manifestato la sua propensione per l’arte, era sempre alla ricerca di carta e cartoni, progettava e poi ritagliava per costruire case, città, mondi. Era sempre con fogli e pennarelli in mano per disegnare e colorare. Lo abbiamo seguito e supportato e per non far perdere nemmeno una di queste sue opere e con l’aiuto del fratello Mattia abbiamo realizzato un video per conservarle”.

Gabriele sta regalando tanta gioia alla sua famiglia. Ma non sempre è tutto facile, soprattutto quando si parla di inserimento nella società e relazioni con gli altri. Autismo non è soltanto la luce blu il 2 aprile di ogni anno, non è soltanto compagni di scuola con calzini spaiati nel giorno dedicato alla consapevolezza sull’autismo.

“Gabriele ha sempre avuto ottimi compagni di scuola – ha detto ancora Doris –, ma non ha amici. Dalle elementari al liceo, non c’è un solo compagno di scuola che nel tempo sia diventato suo amico. Non c’è nessuno che lo cerca, che gli faccia una telefonata, che lo inviti a mangiare una pizza, che esca con lui per una passeggiata. A scuola tutti amici, ma suonata la campanella delle 13 finisce tutto.

Per carità, tutti ragazzi molto bravi. Quando li abbiamo coinvolti sono sempre stati presenti, però mai in modo spontaneo. Lo ricordano tutti, ma quando ci incontrano per strada a Scalea si fermano a salutare noi genitori, ma non una parola a nostro figlio. Gabriele a Scalea ha un solo amico, ma è un compagno adulto, un educatore, una figura professionale che lo segue. Ovviamente – ha concluso Doris – non è un problema che riguarda solo Gabriele, ma tanti ragazzi con neurodivergenze”.

Di ragazzi con le stesse difficoltà di Gabriele o con condizioni neurologiche peggiori ce ne sono tanti. L’unicità della sua storia sta nella forza della passione e dei sogni poiché a volte, nonostante le terapie, non sempre arrivano i risultati sperati.

Le difficoltà maggiori, che minano il futuro dei bambini autistici, si presentano a scuola. “Il percorso scolastico di Gabriele – ha concluso Doris – non è stato facile. Dalle elementari al liceo ha avuto 27 insegnanti di sostegno, ma quelli veramente efficaci sono stati in tutto tre o quattro. La scuola non è facile per loro. La differenza, intesa come miglioramento, progresso, la fa il docente che gli viene assegnato e come imposta l’attività”.

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About Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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