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Attività intramoenia illegale: arrestati 5 medici a Catanzaro, 10 misure cautelari


Cinque dirigenti medici, tre infermieri e due impiegati Alpi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Dulbecco” di Catanzaro sono stati arrestati ai domiciliari in una vasta operazione su attività intramoenia illegale.

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Questa mattina, una vasta operazione ha portato all’arresto di cinque dirigenti medici, tre infermieri e due dipendenti dell’ufficio Attività libero professionale intramuraria (Alpi) dell’azienda ospedaliera universitaria “Dulbecco” di Catanzaro.

Tutti sono stati posti ai domiciliari, in un’indagine che colpisce il settore sanitario locale.

I reati contestati agli indagati, a vario titolo, includono peculato, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa aggravata.

I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Catanzaro e del nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri, hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dal Gip presso il tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale procura, di applicazione di 13 misure cautelari personali e 9 misure cautelari reali, nei confronti di 14 soggetti.

Con lo stesso provvedimento, il Gip ha disposto il sequestro di circa un milione di euro complessivi nei confronti di otto dirigenti medici e un imprenditore, in quanto ritenuto profitto di alcuni dei reati contestati.

Le indagini sull’attività intramoenia illegale a Catanzaro: un sistema ben radicato

Le articolate indagini, condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria e gruppo tutela spesa pubblica di Catanzaro della guardia di finanza e dal Nas dei carabinieri di Catanzaro, hanno svelato un meccanismo illecito sistematicamente attuato.

Le investigazioni, che hanno incluso intercettazioni e perquisizioni, hanno permesso di accertare come otto dirigenti medici dell’azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, con la complicità dell’ufficio Alpi, abbiano svolto per anni attività di intramoenia allargata in violazione della normativa.

Questa pratica consisteva nello svolgimento di visite presso studi privati, al di fuori dei locali ospedalieri, dove i medici gestivano in autonomia le prenotazioni, incassando dai pazienti, rigorosamente in contanti, il corrispettivo delle prestazioni.

Nelle casse dell’azienda ospedaliera di appartenenza veniva versata solo una minima parte dei proventi, allo scopo di dissimulare l’illiceità delle condotte.

Il ruolo dell’ufficio Alpi e le responsabilità individuali

Tale meccanismo fraudolento è stato reso possibile grazie al sistematico e “organizzato” apporto delle due funzionarie e del dirigente (oggi in quiescenza) dell’ufficio Alpi. Questi, pienamente consapevoli dell’attività illecita svolta dai professionisti, avrebbero fornito loro aiuto concreto.

Tra le condotte accertate, si evidenziava l’accesso al sistema informatico dell’ospedale per registrare, in un secondo momento e con date fittizie, le prenotazioni delle poche visite che venivano “regolarizzate”. Inoltre, avrebbero indirizzato direttamente ai medici i pazienti intenzionati ad avvalersi di prestazioni sanitarie intramoenia.

In diversi casi, è stato rilevato come i medici svolgessero attività intramoenia, sempre con la complicità dei componenti dell’ufficio Alpi, durante l’ordinario orario di servizio. Questa pratica avrebbe contribuito a non smaltire le liste d’attesa, notoriamente caratterizzate da tempi estremamente lunghi.

Le indagini hanno anche accertato il coinvolgimento di due medici che si sarebbero sistematicamente avvalsi, nello svolgimento della loro attività intramoenia illecita, di infermieri dipendenti della stessa azienda ospedaliera. Questi infermieri sarebbero risultati pienamente coinvolti, agevolando le condotte illecite con specifiche azioni autonome, come la riscossione in contanti del denaro relativo alle prestazioni sanitarie.

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Interventi abusivi e riciclaggio

Gli investigatori hanno inoltre riscontrato che uno dei dirigenti medici coinvolti avrebbe svolto, nel tempo, anche interventi di cataratta abusivi. Questi sarebbero stati eseguiti sia presso una clinica privata – i cui amministratori erano consapevoli dell’illiceità della condotta del medico, legato da vincolo di esclusività all’Aou Dulbecco – sia presso il suo studio privato.

Quando i pazienti richiedevano fattura, questa veniva fatta emettere dai complici dell’ufficio Alpi, che rendicontavano tuttavia una prestazione diversa, poiché gli interventi chirurgici non avrebbero potuto essere svolti in regime intramurario.

Sempre lo stesso dirigente medico, già destinatario di un’ordinanza cautelare a gennaio del 2024, con la complicità di due infermieri dipendenti della sua stessa azienda e di un imprenditore cosentino (anch’essi coinvolti nella precedente ordinanza), avrebbe sistematicamente impiegato parte del denaro ritenuto provento di reato nella sua attività professionale.

Ciò sarebbe avvenuto perlopiù grazie a un sofisticato sistema di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le due società di capitali, che avrebbero consentito al medico di perpetrare una truffa ai danni dell’azienda ospedaliera e, una di esse, anche di reimpiegare il denaro provento dell’attività criminosa, sono attualmente indagate per responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato, ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001.

Abuso d’ufficio e false attestazioni: il caso dell’ex direttore Alpi della “Dulbecco”

Inoltre, è emerso che uno dei dirigenti medici, già direttore dell’ufficio Alpi dell’azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, il quale svolgeva e svolge attualmente l’attività di Doping control officer e Blood control officer per conto della Federazione medico sportiva italiana, in ben 46 occasioni, ha prodotto documentazione del tutto fittizia (fatture per pasti, alberghi e spese di viaggio), onde ottenere indebiti rimborsi dalla citata Federazione. Parimenti, in numerose occasioni, questi ha attestato falsamente la propria presenza in servizio, così procacciandosi un ingiusto profitto.

Contesto e precedenti nel settore sanitario locale

Questa operazione si inserisce in un contesto di attenzione investigativa sul settore sanitario della regione. Già a inizio luglio 2025, si sono registrati altri interventi che hanno interessato lo stesso ambito sanitario locale (leggi qui).

Le autorità stanno continuando le indagini per accertare eventuali ulteriori responsabilità e l’estensione del fenomeno. L’obiettivo è garantire la piena trasparenza e legalità nella gestione delle risorse e delle prestazioni sanitarie.

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