I limiti strutturali e logistici del presidio paolano erano sotto gli occhi di tutti tranne di quelli del nostro Governatore, troppo preso a far vincere le elezioni cittadine alla coalizione elettorale a lui vicino, per rendersi conto dei danni che avrebbe arrecato ai cittadini dell’Alto Tirreno, consegnati ad una sanità sempre più “su gomma”, scarrozzati da nord a sud rischiando la vita e alla disperata ricerca di un posto letto, magari fuori regione.
Inoltre è ormai noto a tutti che uno dei pilastri del centro Spoke, ovvero l’ospedale San Francesco di Paola, è ad altissimo rischio sismico e idrogeologico, ragion per cui viene meno ogni criterio per considerare la struttura idonea a svolgere il compito che le è stato assegnato da un piano di rientro quanto mai disattento e sprovveduto a tal punto da destare l’interesse persino della stampa nazionale (vedi Espresso del 17 novembre 2012).
È evidente che investire su strutture di questo genere non solo è antieconomico, ma è anche impossibile e probabilmente illegale dal momento che la collocazione del presidio su una zona urbanisticamente classificata come R4 (ad altissimo rischio) rende impraticabile qualsiasi nuova edificazione al punto che sarebbe meglio pensare forse ad una nuova destinazione d’uso dell’immobile.
Allora, alla luce di tutto questo, il comitato si chiede perché non si ha il coraggio di investire risorse e idee su una nuova riorganizzazione della rete ospedaliera che restituisca al presidio ospedaliero di Praia a Mare la sua funzione originaria di ospedale per acuti, in rete con il centro Spoke di Cetraro unico presidio con reparto di Rianimazione e idoneo ad accogliere il Dea di I livello nella sua interezza, secondo un’idea tecnicamente giusta e già presente nei passati piani sanitari anche e soprattutto nella considerazione che per altre strutture ospedaliere (vedi il Beato Angelo di Acri) c’è stato un grosso impegno da parte del Governatore e dell’assessore Trematerra per cercare tutte le soluzioni possibili per tutelare la struttura sin da quando è iniziato il piano di rientro. Forse anche i cittadini dell’Alto Tirreno devono cercarsi un “Beato”.
Il comitato chiede dunque un atto di coraggio al commissario Scopelliti per ritirare il famigerato decreto 106 e ripensare completamente la rete ospedaliera, ma questa volta veramente nell’interesse solo ed esclusivo della sicurezza e della salute dei cittadini.
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