PAOLA – È prevista per domani mattina al tribunale di Paola l’udienza di fronte al Gup per decidere il rinvio a giudizio o meno dei 4 indagati nell’inchiesta sulla depurazione del Tirreno cosentino.
La decisione che dovrebbe essere presa nella seduta di domani riguarda 4 dirigenti della Smeco e della Giseco indagati dalla Procura della Repubblica per frode ai comuni e reati ambientali nell’ambito della gestione di molti depuratori dell’Alto Tirreno cosentino.
L’udienza di domani rappresenta la prosecuzione di quella dello scorso 30 gennaio 2014, quando il giudice Pierpaolo Bortone ha deciso il rinvio per il prosieguo della discussione.
Alla richiesta di rinvio a giudizio della procura paolana si aggiungerà domani quella dei legali difensori delle parti civili, più di quaranta.
Nel procedimento, infatti, si sono costituti la gran parte dei comuni del territorio, il Ministero dell’Ambiente, Regione Calabria e Provincia di Cosenza, sigle ambientaliste, parchi marini e singoli cittadini.
L’inchiesta della Procura della Repubblica di Paola è partita nel 2008 a seguito di segnalazioni di presunto inquinamento del mare della Riviera dei Cedri. Le indagini si sono concluse nel 2011 con l’arresto dei primi due indagati.
Tra le ipotesi di reato: frode in fornitura, illecito smaltimento dei rifiuti e disastro ambientale.
La depurazione era spesso “bypassata” e i rifiuti avviati direttamente in mare. In alcuni casi – hanno riferito gli inquirenti – i fanghi non trattati della depurazione sono stati interrati sulle sponde di torrenti prossimi agli impianti. In una conferenza stampa, il procuratore capo Bruno Giordano ha parlato di un chiaro nesso tra quanto emerso nell’operazione e l’inquinamento del Tirreno.
Nella precedente udienza preliminare gli indagati si sono professati innocenti e negli interrogatori hanno portato avanti una linea difensiva basata sulle responsabilità delle amministrazioni comunali.
I comuni – hanno detto in sostanza alcuni degli indagati – avevano accumulato debiti nei confronti delle ditte per circa 4 milioni di euro. Gli impianti da gestire – è stato inoltre aggiunto – erano obsoleti.