SANTA MARIA DEL CEDRO – “Venerdì mattina mi incatenerò all’ingresso dell’ospedale Annunziata di Cosenza in forma di pacifica protesta”.
Vincenzo Capogrosso è stanco ed ha deciso di manifestare il suo disagio di fronte la struttura sanitaria cosentina.
Non vedente, invalido al 100 percento così come riconosciuto dagli enti preposti, rientra nella graduatoria predisposta dal servizio disabili del settore lavoro della Provincia di Cosenza per l’avviamento all’impiego come previsto da una legge del 1985 che disciplina specificatamente il collocamento dei centralinisti non vedenti.
Tutte le “carte” che Vincenzo ci ha mostrato parlano di obbligo della sua assunzione per l’ente pubblico, in questo caso l’Azienda ospedaliera di Cosenza. Ma la burocrazia italiana riesce a sovvertire anche i significati letterari delle parole. Tutto si blocca. E – come ci spiega Vincenzo – non è la prima volta che gli capita.
“È dal 1988 – racconta – che sono nelle graduatorie del pubblico impiego dei disabili, ma la mia domanda non è mai andata a buon fine. Compresa l’ultima all’Annunziata. Mi hanno chiamato, ho firmato tutte le pratiche. Ho fatto anche le visite alla medicina legale. È stata attestata la permanenza della mia invalidità. Ma da qui iniziano a perdere tempo sbagliando anche l’invio della pratica all’Azienda ospedaliera. Una volta giunta alle risorse umane la domanda si blocca e non arriva mai la chiamata per andare a firmare il contratto di assunzione”.
Sulla vicenda abbiamo chiesto qualche ragguaglio anche al legale di Vincenzo, l’avvocato Giuseppe Forte del foro di Cosenza.
A quanto pare, alla base della vicenda ci sarebbe una circolare emanata dall’attuale commissario della sanità calabrese, Luciano Pezzi.
Il documento – ancora non notificato al diretto interessato, come ci ha spiegato l’avvocato Forte – stabilirebbe il blocco delle assunzioni in attesa di riorganizzazione del settore. Comprese – ha concluso il legale cosentino – le assunzioni speciali delle persone diversamente abili.
L’intenzione di Forte è quello di impugnare questo atto davanti a un giudice poiché sarebbe in contrasto proprio con la legge che tutela la posizione del suo assistito.
C’è una matassa da sbrogliare dunque e, come spesso avviene in Calabria, ci vorrà tempo. Intanto per Vincenzo resta l’amarezza per aver accarezzato per un lungo istante un’opportunità di normalità.