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San Sago in aula, focus sui cumuli di rifiuti

Processo sui fatti di San Sago del 2008 – 2009. Focus sugli accertamenti svolti dal Noe di Potenza. La difesa chiede indagine sulla “pg”. In aula interviene Agostino Duca.

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PAOLA – Gli accertamenti svolti dal Noe sui rifiuti sparsi o accumulati in alcuni terreni nell’area del fiume Noce tra il 2008 e il 2009 sono stati oggi al centro del processo San Sago.

Si tratta di uno dei due procedimenti per reati ambientali a carico di 10 imputati tra proprietari e dipendenti delle ditte di trattamento rifiuti di località San Sago di Tortora, di alcune di autospurgo e di movimento terra e dei proprietari dei terreni in questione.

L’udienza dell’altro procedimento relativo ancora una volta a reati ambientali ma compiuti dal management della Ecologica 2008 Srl nell’impianto di depurazione di San Sago, sequestrato nel 2013, si è conclusa sempre stamane con un rinvio a settembre. Il giudice ha accolto in questo senso l’eccezione sollevata dal legale della ditta circa il difetto di citazione quale responsabile civile. Il tribunale ha chiesto dunque alle parti civili di rinnovare la citazione.

Questa mattina, nell’aula Beccaria del tribunale di Paola, alla presenza di alcuni degli imputati, gli altri contumaci, si è proceduto all’esame di due carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Potenza che hanno effettuato accertamenti di polizia giudiziaria sui terreni incriminati. In particolare, uno nel settembre del 2008 e un secondo nel marzo del 2009.

All’esame del PM, le testimonianze rese dai due carabinieri hanno concordato sull’attività svolta su mandato della procura della Repubblica di Lagonegro dopo che gli uomini del Norm, allertati da alcune segnalazioni di cattivo odore, avevano iniziato a investigare seguendo, in particolare, il tragitto dei camion diretti nella contrada tortorese con carichi di rifiuti.

Quel materiale accumulato nei terreni non è compost

Questo, in sintesi, l’esito degli accertamenti effettuati nel 2008 e l’anno successivo dai carabinieri. In due terreni, uno nei pressi del fiume Noce, l’altro in località Castrocucco di Maratea, sono stati ritrovati dei cumuli di materiale che secondo gli investigatori è risultato essere compost fuori specifica, dunque un rifiuto secondo legge. Il materiale, all’analisi visiva della polizia giudiziaria, si presentava come terreno misto ad altro materiale come “plastica, boccette del tipo utilizzato nei vivai, batterie alcaline, rasoi, forbici”, ma anche “cocci di vetro”. Entrambi hanno riferito di aver anche ottenuto da almeno uno dei proprietari dei fondi agricoli incolti i formulari di trasporto dei cumuli indicanti come loro provenienza l’impianto de La recuperi Srl di San Sago. Da altri proprietari invece avrebbero ottenuto dichiarazioni verbali in tal senso.

Secondo l’impianto accusatorio formulato dalla Procura della Repubblica di Paola – lo ricordiamo – gli imputati avrebbero smaltito irregolarmente grosse quantità di rifiuti solidi e liquidi, compreso percolato da discarica, mischiandolo al compost prodotto nell’impianto gestito da La recuperi Srl. Questo materiale non conforme ai requisiti di legge veniva poi sparso su terreni dell’area grazie alla compiacenza dei proprietari e di ditte di trasporto.

Al contro esame dei testi, gli avvocati della difesa hanno puntato l’attenzione sulle modalità degli accertamenti e sulle conseguenti risultanze.

È stato contestato, ad esempio, che i campioni di compost prelevati all’interno dell’impianto de La recuperi, analizzati dall’Arpab, hanno dato risultati di non superamento dei limiti di pericolosità. Circostanza confermata anche da uno dei due testi, che ha però aggiunto come ciò valga solo dal punto di vista della composizione chimica del compost. “Da un punto di visto merceologico – ha detto il carabiniere – non ci sono stati invece dubbi che quel compost fosse non conforme perché al suo interno c’erano dei rifiuti, come i detriti di plastica o le pile. La legge prevede che all’interno del compost da commercializzare possano esserci quantità di rifiuti non organici, ma in misura molto ridotta e, soprattutto, con granulosità non superiore al centimetro”.

Nella strategia della difesa, inoltre, è stato evidenziato che i due della pg non hanno mai notato un mezzo de La recuperi Srl sui terreni indagati e che, in definitiva, i cumuli potevano anche venire da altri impianti. Su questo punto l’avvocato Giuseppe Bello (Comune di Tortora, parte civile) ha fatto evidenziare dai testi come non ci siano nei paraggi altri impianti di compostaggio. La difesa degli imputati ha inoltre fatto sottintendere che, essendo uno dei due terreni non recintato, i rifiuti potrebbero essere stati aggiunti al compost in un secondo momento. Infatti – si è detto in aula – nel caso del terreno privo di recinzione il sequestro dei cumuli è avvenuto alcuni mesi dopo l’accertamento. “Per svolgere ulteriori indagini – hanno precisato i testi – al fine di individuare la provenienza del materiale e gli autori del trasporto”.

Le foto dei rifiuti sono una prova. Ma sul punto la difesa minaccia querela

Entrambi i componenti del Noe hanno messo in evidenza che, al di là della composizione chimica del materiale, era evidente che quei cumuli non fossero compost a norma per la evidente presenza di rifiuti. “Come mostrano le foto agli atti” hanno detto.

E proprio su questi reperti l’avvocato Domenico Monci, in difesa di alcuni degli imputati, ha chiesto al giudice Antonella Dodaro di dichiararli inutilizzabili, al PM di aprire una indagine sul personale di polizia giudiziaria che le ha prodotte e ha inoltre preannunciato querela nei loro confronti.

Secondo l’avvocato sarebbero state prodotte come prova alcune foto, ritraenti i famosi cumuli di materiale, in formato cartaceo e non i file digitali originali. Le immagini così prodotte – questa l’opinione di Monci – potrebbero essere suscettibili di manipolazione.

Il giudice Dodaro ha intimato dunque all’accusa di produrre i file originali e ha fissato il rinvio alla prossima udienza, anche in questo caso a settembre.

Prima del rinvio alla prossima udienza in aula interviene Duca

A margine dell’udienza odierna, e prima che il giudice ordinasse il rinvio alla prossima udienza, è stata prodotta al tribunale una memoria con dichiarazioni spontanee e atti allegati, un faldone voluminoso di centinaia di pagine, da parte di uno degli imputati: Agostino Duca.

Si tratta di una delle figure più note nei procedimenti giudiziari che riguardano gli impianti di San Sago. Duca, 77enne, è individuato nei capi d’accusa della procura come “organizzatore”, con ruoli dirigenziali nelle società che hanno gestito negli anni gli impianti, che avrebbe avuto il ruolo di finanziatore e al quale “gli altri associati si rivolgono con palese subordinazione”. Per completezza, in fase preliminare, l’accusa di associazione a delinquere è caduta.

Duca ha anche preso la parola. “Sono qui – ha detto rivolgendosi al giudice – per difendere la mia onorabilità. Sono circa 30 anni di cause giudiziarie per il mio ruolo in quegli impianti. C’è contro di me un disegno perverso per farmi rimanere con un carico pendente. Sono qui, vengo a tutte le udienze. Sono a disposizione, ma non mi hanno mai chiesto niente. Sono stato citato perché Cavaliere (Raffaele, uno dei 10 imputati, ndr) mi ha telefonato mentre ero in udienza a Scalea e mi ha detto del sequestro del compost. Io ero li a dibattere proprio per un altro sequestro simile. Sono già stato accusato per la cosa a suo tempo e sono stato condannato. Ora voglio dire come stanno le cose. Sulla questione c’è stata l’attenzione dei media, le proteste ambientali e le relazioni prodotte dai tecnici sono passate in secondo piano. Come quella commissionata dalla procura di Lagonegro, che dice che non c’è inquinamento ma nessuno la nomina. E poi – ha concluso – prima di essere invitato dal giudice a terminare il suo intervento – nel compost c’è plastica? Ma la plastica semmai sporca, mica inquina. A Cavaliere ho detto che se c’era plastica dovevano toglierla e l’hanno tolta. E nelle foto si vedono in tutto due pile. Che da pile alcaline, oggi, in quest’aula, vengono trasformate in pile al piombo”.

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Gli impianti di San Sago, Tortora (Cs)

About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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