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Terrorismo, operazione Taqiyya: tre arresti

Operazione Taqiyya del Ros: nel Nord Italia arrestati 2 egiziani ed un algerino per associazione con finalità di terrorismo. Irreperibile un quarto uomo.

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GENOVA – Questa mattina i carabinieri del hanno eseguito a Finale Ligure, in provincia di Savona, Cassano d’Adda, Milano, e Torino tre decreti di fermo emessi dalla procura distrettuale antiterrorismo di Genova nei confronti di altrettanti indagati, di cui due di nazionalità egiziana ed uno algerina, ritenuti responsabili del delitto di cui all’art. 270 bis del c.p. (associazione con finalità di terrorismo internazionale). Un quarto soggetto, pure destinatario di analogo provvedimento restrittivo, risulta invece attualmente irreperibile all’estero.

Le indagini dei carabinieri del Ros, coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti assegnatario del procedimento aperto dalla Procura distrettuale  Antimafia e Antiterrorismo di Genova, hanno consentito di individuare un gruppo egiziano, organizzato su base familiare e stanziato tra la Liguria e la Lombardia, che sul web si occupava di diffondere materiale jihadista e di instradare combattenti dal Nord Africa in territorio siriano ed anche in Libia per conto del sedicente Stato Islamico (Daesh). Allo scopo di dissimulare l’adesione all’ideologia più radicale taluni indagati avevano peraltro volutamente conformato il proprio atteggiamento e le proprie abitudini in modo tale da evitare riferimenti anche solo velatamente religiosi e/o di appartenenza al mondo islamico.
L’opera di propaganda e proselitismo era svolta esclusivamente sulla rete non solo mediante canali riservati ma, ricorrendo a pseudonimi e account fittizi, anche sui più diffusi social media. Il materiale divulgato a numeri contatti era in parte direttamente ottenuto da al-Hayat Media Center, organo di propaganda ufficiale dell’autoproclamatosi Stato Islamico.

I servizi di monitoraggio hanno permesso di documentare la condivisione in via riservata del giuramento di fedeltà (bay’ah) al califfo Abo Bakr Al Baghdadi, poi pubblicato in chiaro sulla piattaforma facebook da altro indagato. La formula ricalca, con alcune opportune varianti, il testo già emerso in altri contesti investigativi recentemente oggetto di sentenza di condanna da parte della Corte di Assise di Milano. La rilevanza di tale acquisizione è dimostrata dalle più attuali informazioni raccolte in ambito internazionale che hanno evidenziato l’esigenza del cosiddetto Stato Islamico di ottenere una pubblica manifestazione di fedeltà da parte di chiunque, anche non inserito ufficialmente nell’organizzazione, abbia intenzione di compiere un’azione in suo nome e per suo conto.

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