L’origine della guerra di ‘ndrangheta e l’attentato al boss di Cetraro Franco Muto. A pagarne per primo le conseguenze fu Giovanni Serpa, padre del boss Mario. Le rivelazioni del pentito Dedato nel corso dell’appello di Tela del Ragno.
PAOLA – Tela del Ragno, l’appello agli undici ergastoli scrive e traccia una storia di omicidi eccellenti.
Partiamo dalle origini della guerra di mafia, quando i Serpa cercarono di ammazzare Franco Muto. Da questo evento scaturisce dopo pochi mesi il primo omicidio: quello di Giovanni Serpa, il padre del boss Mario.
Lo scontro armato agli albori delle faide è iniziato con le sparatorie tra i Serpa di Paola e gli uomini di Nelso Basile che aveva un commando armato a San Lucido. Conflitti che hanno poi generato alleanze. I Serpa con i Perna e i Basile con Franco Pino. E poi i Sena amici dei Muto.
C’è anche un ruolo della famiglia del “Re del pesce”. Anche se solo indirettamente appoggiava Basile. Prima dell’omicidio di Giovanni Serpa si era cercato di colpire Franco Muto. Da qui partono i propositi di vendetta per colpire l’operaio forestale alla Crocetta. Prima sparato poi dato alle fiamme sull’ape che conduceva.
La sparatoria di ferragosto del 1979 precede l’omicidio. L’amicizia tra Giovanni Serpa e Nelso Basile si interrompe dopo il conflitto a fuoco tra i due gruppi. Ma ancor prima alla richiesta dei figli di Giovanni a Basile di “consegnare le armi”. Una rapina finita male causa gli screzi.
A svelarne i dettagli è dapprima il collaboratore di giustizia Vincenzo Dedato, condannato per lo stesso omicidio in Corte d’Assise, poi in seguito Giuliano Serpa. Dedato rivela come bisognava dare una lezione ai Serpa “e nello stesso tempo facciamo vedere a Franco Muto che noi teniamo alla sua persona”. Dedato è stato legato alle bande dei Basile e dei Calvano di San Lucido e in secondo luogo a quella dei Muto.
Dopo la morte di Giovanni Serpa i rapporti dei clan operanti nel territorio paolano degeneravano. Si verificavano ormai mensilmente omicidi o tentati omicidi. Si cercava di avere il predominio sulla zona.
Giovanni Serpa fu ammazzato perché andava dicendo – è l’assunto dei collaboratori di giustizia – “che se trovava Nelso Basile lo sparava e gli dava fuoco”. Fu poi la fine che fece proprio lui stesso.
Dopo circa 30 anni anche Mario Serpa, suo figlio, ha ricordato quegli anni in un colloquio captato in carcere con Nella Serpa. “Quelli (i Calvano e Basile) sono nostri nemici. Io non potrei mai andarci d’accordo”. I rimpianti del boss sono anche quelli di essere finito in carcere senza aver, forse, personalmente consumato tutta la sua vendetta.
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