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Viggianello, tra cultura immateriale e identità locale

Svolta la conferenza “La cultura immateriale come identità locale, buone pratiche per lo sviluppo sostenibile del territorio”. Illustrati i risultati raggiunti con a’Naca Basilicata.

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VIGGIANELLO – Si è svolta a Viggianello presso il “Castello dei Principi San Severino”, la work conference sul tema “La cultura immateriale come identità locale – buone pratiche per lo sviluppo sostenibile del territorio”.

L’evento si è aperto con l’intervento di Antonio Rizzo, sindaco di Viggianello, che ha portato i saluti della comunità rappresentata.

Durante la work conference sono stati presentati tre progetti incentrati sul tema della comunicazione e della promozione, sui patrimoni intangibili e le identità locali e sullo sviluppo di un centro dedicato alla dialettologia.

Francesco Forte, consulente della Fondazione Eni Enrico Mattei, ha illustrato i risultati raggiunti con a’Naca Basilicata, che raggruppa i progetti realizzati con i fondi derivanti dall’accordo di programma siglato tra Eni e Regione Basilicata nel 2014 per l’erogazione delle annualità pregresse del Protocollo di Intenti del 1998.

Si tratta di 42 progetti, che coinvolgono tutti i 131 comuni della Basilicata, 57 enti pubblici, 6 organismi di volontariato, 29 scuole, 12 fondazioni, 12 università e 6 enti di ricerca.

I progetti si avvalgono di 171 partner, di cui 30 internazionali, e si sviluppano su 5 aree tematiche – “Salute e sicurezza alimentare”, “Turismo”, “Ambiente”, “Formazione”, “Cultura e Sviluppo Sociale” – accomunate dall’elemento “Innovazione”, vero motore propulsivo delle idee dei progetti.

Nel corso della work conference è intervenuto Luigi Zotta, che ha raccontato l’esperienza di Unesco edu. e infine la docente dell’Università degli studi di Basilicata, Patrizia del Puente, ha presentato il Centro internazionale di dialettologia.

“I dialetti sono pezzi di storia – ha dichiarato la docente Del Puente -. La lingua rappresenta la storia e adesso che ne siamo consapevoli non possiamo e non vogliamo perdere questo immenso patrimonio. Le identità, anche quelle religiose, sono fortemente unite dal dialetto. Il Cammino Mariano del Pollino, ne rientra a pieno titolo e, in questo caso, potremmo spostare l’attenzione sulle preghiere, in dialetto, che si facevano durante i percorsi”.

Si è conclusa una giornata con il racconto del territorio e della sua cultura, divulgandone le buone pratiche.

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