EDITORIALI

Sanità Calabria, è solo un altro giorno senza Commissario

Dal No di Gaudio ad oggi solo ipotesi sulle quali pesano i veti romani. Senza contare che la poltrona non è esattamente la più ambita.


Sfiora l’assurdo la questione irrisolta della nomina del commissario della Sanità calabrese.

Nomina che spetta a “Roma“, al Governo, ma che ancora oggi tarda ad arrivare, con le conseguenze sulla pelle dei cittadini che sono facili da immaginare.

Era il 17 novembre quando Eugenio Gaudio ha rifiutato l’incarico appena annunciato. “Mia moglie – ha spiegato – non vuole trasferirsi a Catanzaro”.

Quasi dieci giorni dopo ancora nulla. Si sono fatti molti nomi, ma nessuna nomina.

Non è andata a buon fine neanche quella di Narciso Mostarda, dirigente dell’Asl di Roma. “Non ho ben capito perché la mia nomina è saltata“, ha detto a Il Foglio.

Quella poltrona “scotta” e – come ha ad esempio spiegato Nicola Gratteri – chiunque, competente o meno, ci penserebbe bene prima di accettare.

Perché si tratta di mettere in discussione la propria credibilità professionale con un compito oggettivamente arduo: trascinare la Sanità della Calabria fuori da un debito mostruoso.

Non bastasse, bisogna interfacciarsi con un sistema sanitario regionale disastrato e con pezzi di burocrazia statale contaminati dalla ‘ndrangheta, come dimostrano le Asp commissariate per infiltrazioni mafiose.

Uno scenario insomma che necessiterebbe scelte forti, una guida sicura, come quella che il decreto Calabria prevederebbe, con poteri più accentrati sulla figura del commissario stesso e più forza lavoro.

Il personale però, è da pescare in quegli stessi rami della Pubblica amministrazione calabrese che sono stati, come dicevamo prima, “infettati” dalla ‘ndrangheta.

Da un lato il Governo vuole evitare l’ennesima figuraccia (Cotticelli e lo stesso Gaudio docet, ndr).

Ma la politica romana ne fa anche una questione politica.

La pensano così anche i sindacati che questa mattina hanno protestato alla Cittadella regionale contro la mancata nomina, oltre che per le lacune nella gestione dell’emergenza Covid.

Dalla stessa Cittadella il presidente facente funzione Nino Spirlì è intervenuto sulla questione in maniera “colorita” per usare un eufemismo, e con un comunicato al limite del delirante tra “pecori da annacare” e metafore rubate alla tombola natalizia.

Come se ironizzare servisse a risolvere qualcosa. Per questa funzione, i social sono pieni di pagine meme.

Tutto, come sempre, avviene sulle teste dei cittadini che sono disillusi e allo sdegno preferiscono lo sberleffo.

Se solo tutti noi fossimo bravi a sceglierci i governanti così come li prendiamo in giro…

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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