POTENZA – C’è anche la Basilicata tra le poche regioni italiane in grado di garantire pienamente i Lea, i livelli essenziali di assistenza sanitaria.
È quanto emerge dal rapporto del Ministero della Salute dal titolo “Adempimento e mantenimento dell’erogazione dei Lea 2010” del marzo scorso, ma diffuso solo in questi giorni.
Lo studio dei dati di due anni fa, dunque, premia la Basilicata che entra nel novero delle regioni italiane, otto in tutto, che garantiscono al 100 percento i Lea secondo la griglia di valutazione messa a punto da Governo e Regioni.
La Basilicata, risulta una ‘new entry’ in questo club ristretto rispetto ai dati del 2009 dove già figuravano Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte, Lombardia. Dunque, nell’ambito di risultati nazionali che dal ministero stesso vengono definiti non soddisfacenti, la Basilicata si segnala come unica regione del Meridione d’Italia a garantire pienamente l’assistenza sanitaria dei suoi cittadini.
Male, invece, Campania e Calabria, considerate dal rapporto “regioni inadempienti” e per le quali la verifica finale dovrà tener conto dei Piani di rientro dal deficit sanitario al pari di Molise, Lazio e Puglia.
Gli indicatori presi in considerazione dalla direzione generale della programmazione sanitaria sono 21. Dalla copertura vaccinale, agli screening preventivi oncologici. Dal costo dell’assistenza farmaceutica a quella ospedaliera. Ma si tiene anche conto dell’assistenza agli anziani e ai disabili.
Nel dettaglio, la Calabria, mostra dati preoccupanti in particolare negli indicatori relativi ai ricoveri evitabili e nella percentuale di parti cesarei, mentre le note positive vengono dagli indicatori del settore veterinario e dai controlli negli esercizi commerciali.
In Campania, invece, pessimi i dati sui posti letto per assistenza ai disabili, ma buoni i dati sui ricoveri evitabili.
Infine una curiosità: i grafici riassuntivi di Campania e Calabria, non riportano alcun dato all’indicatore 21: ovvero quello relativo al lasso di tempo tra l’allarme urgenza e l’arrivo dei mezzi di soccorso.
I dati sono riferiti al 2010.
Quando verranno pubblicati quelli del 2012 sicuramente la Calabria risulterà tra le primissime, sbaragliando la concorrenza.
Peggiori, ovviamente.
E, se nel frattempo il piano di rientro del deficit sanitario non avrà raggiunto lo scopo, i tagli (ormai di bassa macelleria) continueranno fino alla cancellazione totale della sanità in questa regione.
Ma chissenefrega, tanto i nostri “tagliatori” hanno la possibilità (con i nostri soldi) di andarsi a curare nelle regioni al top, oppure anche in Svizzera o altrove in cliniche private.
Mentre, in altri settori, gli sprechi si… sprecano; la crisi calabrese continua ad essere attribuita solo al settore sanitario, con buona pace (RIP) dei morti che provoca.