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Operazione Frontiera, Muto: “Sono innocente”

Franco Muto chiede ai giudici di essere ascoltato in merito alle accuse sorte in segutio all’operazione Frontiera: “Estraneo ai fatti”.


CETRARO – Franco Muto ha chiesto alla Procura della Repubblica di Catanzaro di essere sentito per potersi difendere dalle accuse che gli vengono mosse in seguito all’operazione Frontiera.

Per come comunicato per il tramite dei suoi difensori, gli avvocati Luigi Gullo e Nicola Guerrera, intende dimostrare la sua estraneità ai fatti. Colui che viene definito “Re del pesce”, all’anagrafe Francesco Muto, detto anche “o’ luongo”, non cambia linea. L’uomo, in ogni processo, si è sempre dichiarato innocente.

Nello specifico, Franco Muto, che già in passato è stato accusato della monopolizzazione del mercato del pesce, ci tiene a precisare che ha interamente scontato le pene inflittegli e che, scarcerato da appena un anno, si è limitato alla commercializzazione in proprio di prodotti ittici, al solo fine del sostentamento proprio e della propria famiglia.

Sottolinea, infatti, di essere un uomo di quasi 80 anni, che nella vita si è sempre e solo occupato di questo e che, ad oggi, solo questa attività è in grado di svolgere per provvedere al proprio fabbisogno. A suo dire, però, tutto ciò non avrebbe nulla a che vedere con l’ipotesi di accusa, “frutto di preconcetti legati alle vicende che in passato lo hanno visto coinvolto, per le quali è già stato giudicato e condannato, rispetto alle quali ha già interamente scontato le pene, e dalle quali oggi prende le distanze”.

Cosa avrà adesso da riferire rispetto al passato? Manterrà l’ormai 80enne la linea adottata in precedenza? Da quanto si evince dalla comunicazione dei suoi legali, Franco Muto non cambierà una virgola rispetto a prima. Nell’ambito dell’ordinanza dell’operazione Frontiera il Gip di Catanzaro lo indica quale promotore con compiti di direzione dell’attività di tutta la cosca e con il compito di difendere ed ampliare anche in Basilicata e Campania il proprio monopolio nell’offerta del pescato. L’esistenza di un’associazione con la denominazione del capobanda è stata stabilita dai giudici del tribunale di Paola nel 2006.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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