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Plastic free, anche i mari calabresi invasi da rifiuti

#IoSonoMare: anche in Calabria plastica invade mari e spiagge. I dati del monitoraggio Arpacal: ovunque rifiuti plastica in aumento.


CATANZARO – Le spiagge e le acque del Mar Ionio e del Mar Tirreno calabresi sono invasi da rifiuti plastici e la loro biodiversità è messa in pericolo.

È il grido d’allarme lanciato nel corso del workshop #IoSonoMare che si è tenuto ieri a Catanzaro nell’ambito dell’omonima campagna nazionale di divulgazione dei risultati dell’attività in Italia della Direttiva UE “Marine Strategy”.

In essa i rifiuti marini sono considerati un parametro di qualità. Sono monitorati i rifiuti marini spiaggiati (numero oggetti/100 m), i flottanti (numero oggetti/Km2), i rifiuti sul fondo (numero oggetti/Km2), i microrifiuti (<5mm e numero oggetti/m2) e, infine, i rifiuti ingeriti dalle tartarughe Caretta caretta.

In Calabria, a cadenza semestrale dal 2015 al 2018, il monitoraggio degli “spiaggiati” è stato effettuato dal centro regionale Strategia marina dell’Arpacal in questi punti:

  • Foce del fiume Crati (Cassano Ionio)
  • Crotone
  • Catanzaro-Borgia
  • Gioia Tauro
  • Vibo Marina
  • Cetraro.

Ecco un diagramma riassuntivo.

plastic free calabria

“I dati raccolti in questo triennio – comunica l’Arpacal –, presentati nel workshop di Laura Pirrera, sono fin troppo evidenti.

Il numero di rifiuti spiaggiati maggiore è stato riscontrato nei litorali del versante tirrenico (16.986 rifiuti), rispetto a quello ionico (6297).

La macrocategoria di rifiuto più abbondante in tutti gli anni analizzati e per i litorali di entrambe i versanti, è stata la plastica, come d’altronde riportato per numerose altre regioni d’Italia.

E purtroppo, relativamente alla macrocategoria plastica e polistirene, il trend dal 2015 al 2018 sembra essere in aumento. Ad esempio, il versante tirrenico sale da 81% a 93%.

Quello che i tecnici del centro Strategia marina dell’Arpacal hanno potuto constatare è che i rifiuti raggiungono il mare prevalentemente veicolati dai corsi d’acqua e si distribuiscono non necessariamente in prossimità dei luoghi di produzione.

Sarebbe utile correlare i risultati alle caratteristiche idrologiche (correntometriche e ondametriche), su scala locale e di bacino, per capirne l’esatto movimento e, quindi, provenienza”.

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