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Ruralization: quando i giovani vogliono vivere in campagna

A Santa Maria del Cedro si è parlato di Ruralization grazie a docenti Unical e testimoni diretti di un nuovo(?) stile di vita.

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La Ruralizzazione in Italia, e in particolare in Calabria, è un fenomeno che merita maggior attenzione. Dall’opinione pubblica, dal sentire comune ma soprattutto dalle istituzioni, per via del ritardo che in essa si registra sul piano delle politiche di promozione e sostegno.

La ruralization è un fenomeno, inoltre, che mostra numeri interessanti che però ci pongono ancora indietro nel contesto europeo. Eppure buoni segnali ci sono e meritano attenzione. Ci sono, poi, casi di successo, storie al limite dell’incredibile, oggetto di studi e che tengono viva l’attenzione.

Il fenomeno viene identificato con il termine Ruralization (ruralizzazione, ndr) e se ne è discusso sabato 15 aprile 2023, presso il Museo del Cedro di Santa Maria del Cedro. Il tutto grazie a un convegno-tavola rotonda organizzato dal Centro studi Sviluppo rurale, attivo nel dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria, con il supporto del Consorzio del Cedro di Calabria.

Grazie alla presenza di docenti Unical sono stati esposti i risultati del progetto europeo Horizon 2020 “Ruralization”. La misura europea è importante perché vuole fornire una risposta a un contesto attuale per il quale le generazioni più giovani vengono attratte dalle aree urbane.

Di contro, il medesimo contesto o trend, vuole che le zone rurali siano in declino. Si è voluto quindi capire meglio le aspirazioni di vita dei giovani e ciò che emerge è che la tendenza a “tornare” o “decidere di stabilirsi” in campagna è un trend esistente in Italia, ma che – come dicevamo – meriterebbe maggiore attenzione dalla politica.

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Ruralization al Meridione: due casi studio

È per i motivi di cui prima, che il convegno di Santa Maria del Cedro ha voluto presentare ai presenti due storie, due esempi.

La prima è stata fornita da Tiziana Colluto, fondatrice dell’associazione Casa delle AgriCulture Tullia e Gino e dell’omonima cooperativa agricola operanti nel Salento, in Puglia. Giornalista, è una dei giovani che a Castiglione d’Otranto e nei centri limitrofi hanno deciso di restare a vivere nella propria terra, partendo dal recuperare quella abbandonata, riavviandola a produzione, e fino a fondare il primo mulino di comunità della Puglia.

In mezzo ci sono mille altre attività che hanno a che fare con la ricostruzione dei rapporti umani delle comunità locali, con l’inclusione e, in definitiva, con la creazione di opportunità per poter affermare che un’altra via è possibile percorrerla restando dove si è nati. Tanto da ispirare un film, La Restanza (cit. Vito teti) della regista Alessandra Coppola.

Per approfondire i progetti dell’associazione Casa delle AgriCulture Tullia e Gino è possibile visitare il loro sito internet.

È stato poi il turno di Francesca Miraglia e Marco Cirelli, entrambi di Santa Maria del Cedro, che da qualche anno sono gli ideatori di Opificio Calabria, azienda agricola specializzata nella coltivazione di cedro e fichi e nella loro trasformazione per la produzione di prodotti tipici locali, dai dolci alle marmellate.

I due, compagni nell’impresa oltre che nella vita, hanno chiarito di non aver problemi a definirsi contadini. “È quello che siamo – hanno spiegato – e ne siamo fieri. C’è un mondo nell’agricoltura che va visto con occhi diversi: fatto di sogni e dignità. A volte si è portati a identificarlo con una vita di sacrifici, e quelli non è che manchino: ma anche, erroneamente, con fatica, stenti e povertà. Non è così e molti potrebbero rendersene conto. Più che altro, per chi vuole fare questa scelta di vita, è difficile trovare sostegni concreti, come per l’accesso al credito, da parte delle istituzioni”.

Un tema quest’ultimo che riporta a quanto detto in avvio, alla carenza di politiche e che è emerso a più riprese dalle relazioni dei docenti Unical che hanno fornito i loro contributi durante il convegno.

Ruralizzazione: gli studi dell’Università della Calabria

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“Verso una rigenerazione rurale: le prospettive di ruralization” è il titolo dell’incontro pubblico svolto a Palazzo Marino di Santa Maria del Cedro, nei locali del Museo del cedro, con gli interventi moderati da Paolo Di Giannantonio. Il tema è stato sviscerato dai docenti del Centro studi Sviluppo rurale del Dispes dell’Unical: Silvia Silvini, Giovanni Passarelli, Mauro Conti, Annamaria Vitale e Antonio Campennì.

Si è detto (Silvia Sivini) che la rigenerazione delle aree rurali passa attraverso lo studio delle opportunità e degli strumenti a disposizione e rimarcato come esista effettivamente una difficoltà di accesso ai fondi economici, persino per la redazione di progetti, e di accesso alla terra. Ma anche che gli esempi di successo non mancano e il dipartimento ne ha raccolto molti in una pubblicazione, registrati in tutta Europa, ponendosi inoltre l’obbiettivo di fare in modo che dagli studi svolti emerga una sorta di guida per gli enti locali sulle buone pratiche. Perché le politiche italiane per favorire l’ingresso di giovani in agricoltura, allo stato attuale, sono ancora a un livello basilare, al minimo rispetto ad altri paesi europei.

È stato poi rimarcato come non tutto sia nero. Ad esempio, per quanto riguarda l’agricoltura biologica l’Italia è tra i primi paesi (Giovanni Passarelli) e la Calabria è tra le prime regioni per numero di imprese, seconda solo alla provincia autonoma di Bolzano. Tuttavia, i numeri di presenze parlano di un calo generalizzato dei principali elementi. Uno scenario inoltre nel quale crescono le aziende più grandi e i capi azienda hanno un età media sempre più alta. Si registrano poche successioni, anche per via degli scarsi incentivi. Si va dunque verso l’industrializzazione dell’azienda agricola mentre tende a scomparire quella famigliare. 

È stato poi proposto l’esempio di Castel del Giudice, in Molise (Mauro Conti), dove è stata messa in campo una politica di ruralizzazione che ha visto in prima linea le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi 20 anni. È stata data vita a un progetto che ha permesso di creare lavoro per giovani e accoglienza per migranti (progetti Sprar) realizzando, con un investitore privato, un’ampia coltivazione di mele. Oltre a rivitalizzare terreni incolti, sono state rigenerate costruzioni in disuso. Alcune vecchie stalle sono diventate un albergo diffuso, mentre una scuola abbandonata causa mancanza di scolari è diventata una Rsa. Le politiche concretizzate hanno quindi riavviato la vita nel borgo di appena 300 abitanti.

14 aziende agricole della Sicilia avviate da cosiddetti “successori” sono state studiate dal dipartimento Uncal (Annamaria Vitale) per comprendere le dinamiche di arrivo alla terra di giovani agricoltori e scoprendo che questi, dopo anni di studio o lavoro nel settore, hanno unito le conoscenze tratte da queste esperienze per avviare a percorsi imprenditoriali di agroecologia.

Hanno, ad esempio, deciso di mettere in atto più tipi di colture per avere una maggiore flessibilità sul mercato. Hanno riscoperto piante antiche e le valorizzano. Circa un particolare tipo di grano riscoperto (perciasacchi), conducono una battaglia contro una multinazionale che ne “vanta” la proprietà intellettuale (grano Kamut). Hanno affiancato alle coltivazioni la produzione di beni e servizi. E ancora – è stato sottolineato -, mantengono gli anziani in azienda, fanno rete e collaborano. Portato anche il caso di un istituto agrario della Francia dove gli studenti fanno altri corsi multidisciplinari affiancati a quelli tradizionali. 

Infine (Antonino Campennì), sono stati illustrati i risultati di una survey condotta dai ricercatori Unical su come e se circa 2000 giovani sottoposti a questionario sognano di stabilirsi in un’area rurale, con focus particolare sulla provincia di Cosenza. È emerso che molti di loro opererebbero per questa scelta. Tra i dati spicca che la scelta più gettonata risulta essere quella di stabilirsi in una zona rurale prossima a un’area urbana per non perdere del tutto i benefici che quest’ultima offre, soprattutto in servizi.

Al termine, è stata avviata una tavola rotonda per approfondire ulteriormente i temi della ruralization e alla quale erano seduti Angelo Adduci, presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, Domenico Amoroso, direttore del Gal Riviera dei Cedri, Antonello Grosso La Valle, presidente Unpli Cosenza, Mascia Marini, del biodistretto Baticòs, e Francesco Perrone dell’Arsac.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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