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Traffico illecito di rifiuti a Reggio Calabria: 5 arresti e sequestro per disastro ambientale

I carabinieri di Reggio Calabria hanno sgominato un’associazione per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. 5 arresti e sequestro preventivo. Avrebbero sversato oltre 5 mila tonnellate di rifiuti speciali nel torrente Valanidi.

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I carabinieri della compagnia di Reggio Calabria hanno sgominato un’associazione per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Cinque persone sono state arrestate e il loro patrimonio aziendale, comprensivo di conti correnti, quote sociali, autocarri, mezzi d’opera e autovetture di lusso, è stato sequestrato.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, è iniziata nel gennaio 2023 e si è conclusa ad aprile 2023, condotta dalla stazione carabinieri di Rosario Valanidi della compagnia di Reggio Calabria.

L’indagine ha permesso di accertare che l’azienda in questione, in assenza delle previste autorizzazioni ambientali, riceveva e trasportava abusivamente all’interno del proprio cantiere, anche mediante false attestazioni, ingenti quantitativi di rifiuti speciali provenienti da attività edili di terzi.

I rifiuti, circa 100 camion al mese per oltre cinquemila tonnellate, venivano poi sversati reiteratamente e spregiudicatamente nel greto del torrente Valanidi, creando discariche a cielo aperto e alterando la normale conformazione del corso d’acqua.

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Il torrente, già classificato a rischio idrogeologico, ha subito un disastro ambientale con gravi conseguenze per l’incolumità pubblica. “Tale accumulo – spiega l’Arma – risultava essere un importante e pericoloso amplificatore del pericolo esondazione in zona già classificata a rischio sotto il profilo dell’assetto idrogeologico con ipotizzabili effetti devastanti per gli 83 nuclei familiari residenti nelle adiacenze. Il 22 ottobre 1953, infatti, l’area era stata colpita dall’esondazione del torrente, provocando la morte di 44 persone tra la popolazione locale”.

Una perizia tecnica ha certificato la compromissione della morfologia naturale del sito e l’aumento del rischio di esondazione, di inquinamento e di danni agli habitat fluviali.

Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro e inquinamento ambientale, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, occupazione abusiva di suolo pubblico.

L’operazione dei carabinieri dimostra l’impegno dell’Arma nella tutela dell’ambiente e nella repressione dei reati commessi a danno dell’ecosistema naturale. “Gli approfondimenti investigativi, peraltro – viene aggiunto -, hanno consentito di verificare che i soggetti indagati, in relazione alla medesima attività lavorativa, in passato erano già incorsi in provvedimenti antimafia che hanno portato alla confisca di precedente società operante nello stesso settore e riconducibile a locali cosche di ‘ndrangheta“.


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