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Sostenibilità: come funziona e quali sono i vantaggi dell’economia circolare

La crisi climatica, la diffusione delle microplastiche, la scarsa reperibilità di certe materie prime, tutto ciò sta spingendo le politiche globali verso uno sviluppo più sostenibile. Fare marcia indietro al momento non è più possibile, e per far fronte a questa necessità si stanno applicando nuovi modelli di produzione, basati sull’economia circolare.


A questo proposito, nel testo si cercherà di fare chiarezza per capire nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono i principi che guidano questo approccio.

Che cos’è economia circolare

L’economia circolare è un modello economico che mira a ridurre al minimo lo spreco di risorse, promuovendo la riparazione, il riutilizzo e il riciclo dei materiali. In questo processo, i prodotti e i materiali mantengono il loro valore il più a lungo possibile e, alla fine del loro ciclo di vita, sono recuperati e reintegrati nel sistema produttivo. L’approccio è definito “circolare” perché si contrappone all’economia lineare tradizionale, che si basa sul percorso unidirezionale “prendi, usa e getta”.

Nel panorama attuale, investire sull’economia circolare è una necessità in quanto permette di frenare l’inquinamento, una delle maggiori cause del cambiamento climatico. Il modello, infatti, riducendo i rifiuti e rimettendo in circolazione le risorse, sposa i principi dello sviluppo sostenibile e favorisce il processo di decarbonizzazione che, come spiega questo articolo, prevede la riduzione dell’emissione dei gas serra prodotti dal sistema di produzione.

I 5 pilastri dell’economia circolare

Affinché il concetto di economia circolare sia pienamente applicato, è cruciale seguire cinque principi cardine.

In primo luogo, vi è il concetto di gestione sostenibile delle risorse, che implica l’impiego di fonti e materiali rinnovabili, nonché il ricorso al riuso e al riciclo. Il secondo pilastro riguarda la trasformazione del prodotto in servizio: anziché vendere il bene, si propone al consumatore l’utilizzo del servizio, riducendo così l’impatto ambientale, oltre a monitorare attentamente il ciclo di vita del prodotto, pianificandone il riciclo e il riuso delle sue parti.

Il terzo principio si basa sull’uso delle piattaforme di condivisione, nell’ottica della sharing economy, uno strumento che consente di ottimizzare le risorse e i costi associati alla produzione e distribuzione di beni e servizi, mirando all’efficienza. Segue in questo senso anche il quarto concetto di prolungamento del ciclo di vita, che favorisce la progettazione di prodotti modulari sin dalle fasi iniziali, facilitando la riparazione, l’aggiornamento e la rigenerazione.

Infine, vi è l’importanza del recupero e del riciclo, che implica non solo la possibilità di riciclare le materie prime, ma anche di rigenerare, riparare e rimettere in circolazione i prodotti dopo il loro primo utilizzo, con scopi persino diversi da quelli originari.

Le tre “R” dell’economia circolare

Visti i pilastri che guidano l’economia circolare, l’attuazione di questo modello si basa sulla successione di tre fasi interconnesse: ridurre, riusare e riciclare.

Quando si parla di “ridurre”, si fa riferimento alla produzione di beni e prodotti utilizzando una minore quantità di risorse naturali, un elemento che si applica dalla ricerca delle materie prime, ai processi di lavorazione allo smaltimento dei prodotti.

Il concetto di “riusare” è il concetto più trasversale, che va dai modelli di condivisione di beni e servizi, alla possibilità di allungare la vita di un prodotto attraverso la riparazione o il riutilizzo dei componenti.

Per concludere “riciclare” si collega ovviamente all’idea della trasformazione dei rifiuti in nuovi prodotti attraverso il corretto smaltimento o il loro riutilizzo in modo creativo.

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